C’era qualcosa che non andava negli occhi di mia figlia, quando sono andato a prenderla oggi a casa di sua madre. Livia ha quattro anni appena compiuti ed è una bambina piuttosto sveglia e molto sensibile per la sua età, quindi mi sono subito preoccupato – Che cos’hai? – le ho chiesto sorridendo. Lei mi ha guardato, gli occhi luccicanti – Non ho voglia di fare i compiti oggi… – ha risposto seria. In realtà non ha compiti da fare, ma le sto insegnando a leggere e a scrivere e lei a volte, in particolare quando ha giocato per il resto della mattinata, proprio non ne ha voglia. Così guardandola negli occhi le ho chiesto – Che cosa vuoi fare allora? – lei ha abbassato la testa guardando per terra – Voglio giocare… – ha detto, muovendo il piedino timidamente – Si ma non possiamo giocare tutto il tempo…hai giocato tutta la mattina, ora possiamo fare qualcos’altro! – e così dicendo l’ho portata a casa mia.

Appena siamo arrivati nel mio salotto, lei non ha ceduto, mi ha guardato e sorridendo timidamente ha detto – Posso riposarmi un pochino? – ho fatto di sì con la testa e lei si è distesa sul divano mentre io abbassavo le tapparelle. Adesso sta dormendo da un ora, più o meno, ed io la sto osservando. Dormire era indubbiamente la scusa per non fare i compiti, ma nella realtà, penso fosse veramente stanca. Credo che questo periodo l’abbia messa davvero a dura prova. La scuola chiusa, l’impossibilità di uscire al parco, di festeggiare il proprio compleanno con i compagni e un padre che fin dal primo giorno, ha cercato di utilizzare parte del tempo insieme per farla continuare a progredire culturalmente – Molto meglio la maestra di un padre così? – mi chiedo – Sono forse troppo esigente con lei? – la guardo, si muove, biascica qualcosa e si copre un po’ con la copertina di pile, senza aprire gli occhi. Vorrei dargli tutti gli strumenti cognitivi necessari, tutti quelli che non ho avuto io alla sua età, per poter capire rapidamente il mondo, l’evoluzione della nostra società, il cammino che gli esseri umani hanno intrapreso.

Guardo il mondo intorno a noi. Gli spazi si allargano sempre di più, le distanze si accorciano, le nostre menti sono sottoposte a milioni di informazioni al minuto, vorrei che fosse pronta a tutto questo. Mentre scrivo, a Hong Kong sta succedendo un casino per via delle leggi di sicurezza nazionale e a Minneapolis c’è in corso una rivolta per via dell’ennesimo ragazzo di colore ucciso dalla polizia, stavolta non con le pistole, come succede sempre, stavolta gli hanno tirato il collo come a un papero. Questo per fare solo due esempi, la lista delle cose incredibilmente negative che stanno avvenendo in queste ore, è talmente lunga che un post non sarebbe sufficiente a contenerla tutta, fortuna che dopo la quarantena dovevamo essere tutti migliori.

E allora, allora io mi focalizzo su di lei, cerco di indirizzarla, di insegnarle quello che so, di farle capire che sì, il gioco va bene, ma che allo stesso tempo deve essere pronta, guardinga, perché il mondo non attenderà che lo sia, non viaggia ai suoi tempi, va molto più veloce e io non voglio che lei perda il fiato a rincorrerlo, piuttosto che capisca come saltargli addosso e di conseguenza, farsi trasportare da lui, mentre tenta di modificarlo per farlo diventare un posto migliore, mentre partecipa in maniera attiva alla società di cui fa parte, per far sì che tutte queste ingiustizie sociali che oggi esistono, in futuro non siano più una triste realtà, ma soltanto un oscuro ricordo.

Adesso sta dormendo, la guardo e non so che cosa stia sognando, che mondo stia visitando, ma sogno anche io che sono sveglio, sogno di vederla partecipare in maniera attiva, positiva e costruttiva a questa società, dando il suo contributo per migliorarla. Dormi adesso tesoro mio e riposati che la strada da fare è tanta e hai bisogno di un sacco di energie…poi appena aprirai gli occhi troverai le penne e il quaderno ad aspettarti, che da qualche parte, bisognerà pur partire e a papà tanto non gliela farai mai.