Qualche giorno fa ho letto della riapertura, era stato chiuso durante l’emergenza, del labirinto di Franco Maria Ricci, in provincia di Parma. Il labirinto, è già di per sè, un tema incredibilmente affascinante per un pensiero domenicale e un successivo articolo su questa pagina, se poi verte intorno al celebre editore (FMR), la cosa si fa ancor più interessante. Se non altro per i personaggi che Ricci amava frequentare, come Calvino, Borges e Barthes.
Sono sempre stato un appassionato di labirinti, fin da quando ero bambino. Cominciai cercando di risolverli su la settimana enigmistica, dopodiché crescendo e ritrovandoli nei libri che leggevo, diventarono una specie di ossessione. Ricordo ancora quando, in seguito alle mie perenni insistenze, frutto della lettura di fumetti e romanzi del mistero, convinsi mio padre ad andare a visitare i cunicoli etruschi di Chiusi, per esplorare il celebre Labirinto di Porsenna e scovare il tesoro composto da cinquemila pulcini d’oro. Ovviamente non lo trovammo, ma la mia ossessione non si esaurì quel giorno.
Avanzando nella vita e nelle mie esplorazioni letterarie, anni più tardi, approfondii le mie conoscenze relative alla visione mistica del labirinto, alla sua risoluzione, come crescita personale e mentale. La concezione del labirinto come iniziazione alla conoscenza, mi portò alla visita delle meravigliose cattedrali gotiche di Amiens e di Chartres e all’esplorazione di parchi archeologici e castelli medioevali incredibili nella zona dei Pirenei Francesi.
Ovviamente mi è impossibile non amalgamare insieme tutti questi elementi, arrivando a citare Il nome della Rosa di Umberto Eco, ristampato in una meravigliosa nuova edizione proprio in questi giorni da La nave di Teseo, e all’interno del quale, il tema della conoscenza e la struttura labirintica, si intrecciano insieme nell’incredibile biblioteca, perno centrale dell’abbazia, intorno alla quale verte tutto il romanzo del celebre semiotico italiano. E chi poteva essere, nella finzione letteraria, il più profondo conoscitore di quel luogo, se non il venerabile Jorge, che del suo alter ego scrittore Jorge Luis Borges porta non solo il nome, la fisionomia per quanto riguarda la versione cinematografica e la stessa cecità avanzata, ma anche la passione per le biblioteche e i labirinti.
Jorge Luis Borges, fu molto amico di Franco Maria Ricci e per la FMR editore curò perfino una collana, La biblioteca di Babele (che prende appunto il nome da un suo racconto), che include trentatré grandi capolavori della letteratura mondiale. Trenta di questi, sono stati scelti e introdotti da Borges stesso e vanno da London a Melville, da Papini a Kafka, passando per Voltaire, Kipling, Poe e tanti altri, tre sono stati scelti dall’editore, all’interno della vasta composizione di Borges, come omaggio all’autore oramai giunto alla fine dei suoi giorni. Insomma una collana meravigliosa, che personalmente vorrei annoverare tra i libri della mia biblioteca.
Un labirinto è un edificio costruito per confondere gli uomini; la sua architettura, ricca di simmetrie è subordinata a tale fine scrive Borges nel suo racconto L’immortale. Le sue parole, ci riportano al tema centrale di questo articolo e alla visione del labirinto come simbolo della vita stessa. Si attraversa per non andare in nessun luogo, è complicato, ma la via per arrivarne alla fine c’è. È fatto di vicoli ciechi che a volte ci obbligano a tornare sui nostri passi e strade che prima o poi ci portano a scelte direzionali drastiche, ma sopra di noi, oltre le pareti che non ci permettono di vedere al di là del passo che stiamo mettendo a terra, il grande cielo azzurro a proteggerci, a farci da punto di riferimento.
Ho visitato il labirinto della Masone, così si chiama il labirinto di Franco Maria Ricci, e l’annessa collezione d’arte, nel duemilasedici, e se non ci siete mai stati, fateci ovviamente un salto. Più di duecentomila piante di bambù lo compongono e alla fine della passeggiata, rigenerante, soprattutto per lo spirito, vi ritroverete dentro un’esposizione di opere d’arte incredibile, che sfamerà indubbiamente anche il vostro intelletto. Buona domenica.