Perché esiste deconstructingClaudio

Un amico recentemente, durante una conversazione su Skype, mi ha chiesto il motivo per il quale ho aperto questa pagina. Rispondo stasera, qui, attraverso questo pezzo dedicato a qualcosa che uno scopo vero e proprio non ce l’ha, almeno per adesso. Se mi seguite, se avete letto un po’ quello che ho scritto fino a questo momento, avrete certamente notato che questo sito è a senso unico, io posso scrivere, voi potete leggere…fine. Niente commenti. Il motivo per il quale i commenti non sono disponibili è semplice, non scrivo questi articoli di circa tremila caratteri ciascuno per creare dibattiti, ma solamente per il piacere di realizzarli sperando che là fuori, nell’internet così strapieno di tutto, ci sia qualcuno che provi piacere nel leggerli. Non mi va di fare dibattiti su internet e soprattutto sulla mia pagina, perché essenzialmente non credo che questo sia il luogo giusto per discutere, di qualsiasi argomento si parli. Sono vecchio stampo, mi piacciono le interazioni vis a vis e le discussioni dal vivo. Due persone che interagiscono tra di loro hanno già serie difficoltà a spiegarsi per via orale, figuriamoci tramite commenti a un post.

Tuttavia, se vi siete affezionati alla pagina, vi sarete certamente accorti anche di altre stranezze, cose che farebbero rabbrividire non solo gli influencer ma anche i normali blogger, web manager e qualsiasi persona si interessi di sviluppo siti internet. La prima stranezza è che in questo sito, a parte la mia foto come logo, non ci sono immagini. Trovate solo il post nudo e crudo, niente foto che possa attrarre la vostra curiosità. La seconda stranezza è che, contrariamente ai normali blogger che spesso si focalizzano su una sola tematica e al limite allungano i loro tentacoli verso temi che gravitano intorno a questa, qui io scrivo degli argomenti più disparati. Ci sono articoli sui terrapiattisti, sull’omeopatia, sul cinema, la musica, l’arte, i libri, avvenimenti particolari, fatti di cronaca e poi ci sono articoli più personali incentrati sul mio stato d’animo al momento della stesura. La terza stranezza è che non ci sono hashtag. Chi legge i miei post ne trova informazione soltanto nella pagina instagram dedicata a questo sito e eventualmente, se qualcuno dei lettori, condivide qualcosa sulle pagine dei propri social. La quarta stranezza è che scrivo rigorosamente un articolo al giorno. Che mi trovi a lavoro, in giro per strada, con mia figlia o impegnato a fare qualsiasi cosa, prima della mezzanotte il mio lavoro sarà online. Generalmente prediligo il momento in cui mi metto a lavorare su altri scritti, l’articolo su questo sito infatti, è uno stratagemma, una routine, per entrare nel mio mondo di scrittura e agevola la stesura delle venti pagine che scrivo successivamente. Per questo motivo, ogni articolo è concepito sul momento e nasce così, naturale, senza riflessioni precedentemente sviluppate, in altre parole, non so mai di cosa scriverò prima che il lavoro sia finito. Quest’ultimo punto ovviamente mi crea non pochi problemi, infatti se le storie che narro non mi entrano dentro, l’articolo non riesce proprio a vedere la luce, proprio per il fatto che tutto avviene in tempo reale.

Questo è l’articolo numero cinquantanove, non c’è male, con i preamboli che vi ho precedentemente elencato e nessuno scopo in particolare, non avrei mai pensato di sopravvivere più di una settimana. Invece non solo questa avventura continua e tra poco entrerà nel terzo mese, ma in così poco tempo e senza essere nel mainstream ho accumulato per il momento una media di centoventi visite al giorno, che francamente non è male, per un progetto così esteticamente scarno e ricco di contenuti fruibili soltanto se un visitatore si immerge nella lettura.

Questa è la mia risposta all’email dell’amico che mi chiedeva quale voleva essere lo scopo di questo microscopico pezzettino di mondo che è il deconstructingclaudio. Tuttavia, se tu preferissi una risposta più poetica, anche centrata sui numerosi avvenimenti orribili di questa giornata, come l’espulsione di Sgarbi dalla Camera, segnale di una politica sempre più allo sbando, le tensioni razziste a Mondragone, le proteste legate alle poche attenzioni che lo Stato Italiano riserba alla Scuola e alla Cultura e l’ennesimo soffocato sotto i piedi della polizia americana, stavolta a Tucson in Arizona, citerò Haruki Murakami: Maybe working on the little things as dutifully and honestly as we can is how we stay sane when the world is falling apart.    

Grazie a tutti per la costanza con cui mi seguite. Un abbraccio e a domani!