Era così che t’immaginavo, nel momento in cui ti materializzasti di fronte a me. Forse fu colpa della pioggia che appena smesso di cadere da qualche minuto, andata altrove, aveva lasciato dietro di sé quell’odore stupendo, tipico di bagnato, come una bella donna profumata che di passaggio, sparisce dietro un angolo, oppure fu colpa dell’euforia, dell’alcool, dell’incrocio di sguardi attratti da qualche particolare nascosto nei nostri visi. Forse fu colpa di una risata scappata improvvisamente, simbolo inequivocabile di una barriera che si frantuma, come una diga, che aggredita da un fiume in piena, cede al volere della natura. Forse fu colpa delle nostre vite momentaneamente in stallo perse nel niente di un vissuto lento e svuotato di ogni significato.
Mi sono ritrovato spesso a pensarti in un respiro un po’ affannato, in un battito di cuore più accelerato. Eri lì, nascosta nelle mie notti insonni, nel mio desiderio profondo di esistenza e creazione, eri lì nascosta dove nessuno ti avrebbe mai cercata, tanto visibile apparivi ai miei occhi senza che io potessi realmente guardarti.
Chissà, mi chiedo, quali sono le innumerevoli variabili che incrociandosi tra loro e generando milioni di possibili futuri, hanno fatto sì che mi ritrovassi proprio in questo presente strano, caleidoscopico direi, se penso agli innumerevoli colori stampati sui tuoi abiti, se mi perdo nell’esplorazione della tua vita così variopinta.
Mi perdo così tra tutte quelle stoffe delicate, che adagiate sul tuo corpo ne disegnano magistralmente le forme, rendendoti reale, capaci di alleggerirmi il cuore con il loro muoversi delicato, nel momento in cui l’infinito, avvolgendosi, si estende al di là dello spazio e del tempo e tu sorridi, e i tuoi occhi si accendono sul mondo. Mi perdo nel tuo essere così atemporale, anacronistica, una donna senza tempo, senza luogo, ma presente in ogni momento e in ogni luogo dell’universo, da quando esso è nato, fino a quando esso morirà. Mi perdo tra le macerie della tua anima, resti di guerre combattute in passato, delle quali probabilmente non saprò mai niente, di molte delle quali, forse, ignoro anche l’esistenza, tanto terribili devono essere state alcune battaglie che la vita ti ha presentato all’improvviso, mentre in mattini di sole tranquilli, pensavi a quanto fosse dolce la vita. Mi perdo nella forza del tuo carattere, che ti ha permesso di rialzarti ad ogni colpo, e sorridendo, come solo tu sai fare, ti ha permesso di stendere un altro passo, verso un paradiso migliore di quello imperfetto, che siamo chiamati ad abitare durante la nostra esistenza.
Era così che t’immaginavo, o forse no, i miei neuroni non sarebbero potuti arrivare fin là, fino in fondo alla molecola più semplice dell’universo, per ricostruire la tua creazione, mettendo insieme, tassello dopo tassello, il mosaico ancora incompiuto e sempre in evoluzione che sei tu.