Succede che mi metta a camminare, ed esca di casa. Che percorra il corridoio lentamente, passo dopo passo, il rumore delle televisioni e della musica dei vicini, che sempre più spesso non sopporto, mi penetra le orecchie. L’odore di cibo, si insinua nelle mie narici, violentandole, fino a farmi provare orgasmi di disgusto. Succede che percepisca il mio passo leggero sulla vecchia moquette, sempre più chiosata dagli unti che sgocciolano da sacchetti di immondizia rotti, che nessuno si prende la briga di controllare prima di buttarli via. Salgo in ascensore, odore di kebab e scoregge, viene da vomitare, prendo le scale. Le scendo piano, il materiale ignifugo che ricopre i gradini è appiccicoso come la mia pelle, nelle giornate più afose che l’universo rilascia sulla terra. La gomma sotto le scarpe fa un rumore fastidioso. Ci sono dei neon attaccati alle pareti, ma quasi tutti sono difettosi e sfarfallano, nemmeno mi trovassi in un film di David Lynch.

Una vicina arriva, in senso contrario. Ha la mascherina, gli occhiali da sole, un cappello da baseball, tiene le mani nascoste all’interno di uno spolverino blu, targato Carrefour. Potrebbe essere una cassiera o un assassino. La riconosco è quella che mesi addietro bruciò la pentola sul fuoco e per poco non incendiò tutta la palazzina, è una cassiera. Ma mentre mi passa vicino, cercando di mantenere le regole del distanziamento sociale e mi guarda, attraverso gli occhiali da sole marroni, penso che potrebbe essere benissimo un’assassina. Una di quelle da serie televisiva, una di quelle allenate da programmi della CIA incredibili, in un centro disperso chissà dove, dal quale è scappata chissà quando, per vendicarsi di chissà che cosa, per poi nascondersi facendo la cassiera e la vicina di casa.

Ci salutiamo mormorando qualcosa, le mascherine bloccano parte del suono emesso dalle nostre bocche e alla fine nell’aria si disperde un suono gutturale incomprensibile. Poco importa, lei è già sparita nella rampa successiva, io pure. Deciso ad uscire da quel budello di scale, comincio a correre, le scarpe che si incollano e guadagno l’uscita aggrappandomi al maniglione antipanico della porta, come un naufrago a un salvagente.

Di fronte a me la reception e la donna che vive nella reception, che mi odia, mi odia dalla quarantena, perché per consolare la mia solitudine, ho più volte violentato la mia carta di credito sul sito della Amazon per farmi portare di tutto. Mi guarda seria, gli occhi azzurri incavati in un volto simile a una maschera rituale giapponese, di coccio. Mi guarda e prova a accennare un sorriso finto, di circostanza. Ricambio, siamo entrambi vittime di una circostanza, quella che si dipana all’interno del millisecondo in cui i nostri sguardi si scontrano. Entrambi feriti, distogliamo lo sguardo, lei torna sul computer, a cercar chissà quale partner su chissà quale sito d’incontri, lo so perché racconta le sue esperienze a quasi tutti i miei vicini, non a me, mi detesta, io torno a dirigermi verso l’uscita.

Apro la porta a vetri, fuori è il caos. Da un paio di giorni i contagi di Covid sono aumentati, tremila in sole ventiquattro ore e la gente è già allarmata. Qualcuno fa già le corse verso il supermercato poco distante, in molti già tremano al pensiero di non poter trovare la carta igienica quando andranno a fare la spesa. Mi incammino, evito un paio di persone che mi guardano strane, mi allontano in direzione della metro, devo andare in centro. Mentre camminano tutti mi osservano, strano. Non capisco, cerco di riflettere – che cosa ho che non va? – mi chiedo, ispezionando la camicia, i pantaloni, tutto quanto. Aspetto di arrivare in un angolo dove non c’è nessuno, tolgo la mascherina, la guardo, è piena di sangue. Mi tocco il naso, sta uscendo proprio da lì è come se le mie narici stessero pisciando sangue. Tiro indietro il collo, metto una mano in tasca, prendo un fazzoletto di carta dal pacchetto e tampono, mentre mi chiedo: sarà stato l’odore del cibo nell’ingresso? La portinaia è in realtà un personaggio di Stranger Things? La vicina killer mi ha fatto del male? Devo assolutamente cambiar casa al più presto.