Sono seduto a un tavolino di un bar sul Vieux Port e le lancette dell’orologio segnano le cinque e mezza. A quest’ora, con il sole che lentamente si appresta a tuffarsi in mare, c’è una sola cosa da fare per cancellare la fatica di un giorno come questo e uccidere l’afa che da questa mattina crea una cappa incredibile sulla città, bere un Pastis.

Faccio segno al cameriere di raggiungermi e domando un Ricard. Il ragazzo sorride e torna qualche minuto dopo, con una caraffa d’acqua a temperatura ambiente e due bicchieri stretti e lunghi all’interno dei quali ci sono due dita di un liquore dal colore giallognolo e un cubetto di ghiaccio affondato dentro.

Mi porta due bicchieri non perché sia impazzito, ma perché qui, nell’orario dell’aperitivo, se si ordina una bevanda, te ne portano due, che si tratti di Pastis, vino, birra o chissà cos’altro.

Il Pastis è un liquore a base di anice, tipico della regione Provençale, più precisamente Marsigliese e non stupisce affatto che sia nato nell’area mediterranea, i suoi abitanti da tempo utilizzano questa pianta, l’anice appunto, per produrre distillati, che si parli dei Greci con il loro ouzo, degli Algerini con la loro Anisette, della Bulgaria e ex Jugoslavia con la loro Mastika, della Turchia e dell’Armenia con il loro Raki, dell’Arak, tipico dei paesi del Medio Oriente, della Sambuca Italiana o de l’Anis Spagnola.

Il Pastis che prende il suo nome da una parola provençale che significa in francese melànge (miscuglio) è una bevanda essenzialmente da aperitivo. In pochi pasteggiano a Pastis e se lo fanno non sono sicuramente Marsigliesi, quasi certamente turisti stranieri. Deve essere allungato con un po’ d’acqua, la regola sarebbe una quantità cinque volte superiore all’alcool, ma dipende dai gusti personali a seconda se si preferisca un aroma più forte o meno. Un Pastis troppo allungato a mio avviso però fa schifo e viene definito dai Marsigliesi: noyé (affogato).

Riempo i due bicchieri che il cameriere mi ha portato, con l’acqua, la mia dose personale e bevo un sorso. La freschezza si diffonde subito nel mio corpo. Il cameriere torna un minuto dopo con un cestino di baguette tostata e una terrina di Tapenade.

Anche il contenuto di questo ciottolino è qualcosa di tipicamente Marsigliese. La Tapenade è una salsa dal colore verdognolo che contiene olive, aglio, olio, acciughe sotto sale e capperi e che si spalma appunto sui crostini di pane. Pastis e Tapenade sono come Don Camillo e Peppone, due gusti completamente opposti che uniti insieme creano una miscela micidiale. Tra l’altro anche Fernandel era di Marsiglia, quindi il mio accostamento è più che appropriato.

Quando si ordina un Pastis di solito la scelta è tra Ricard appunto, la bevanda storica per eccellenza e 51 che è l’erede del Pernod, anche se oggi tra i due non c’è più quella rivalità che esisteva negli anni cinquanta, visto che entrambi appartengono allo stesso produttore.

C’è poi una terza via che si allontana delle prima due, il Casanis che non è riconosciuto dai Marsigliesi come Pastis, essendo prodotto a Aubagne, un paesino a venti minuti di auto da qui, del quale ho già parlato in precedenza raccontando di Marcel Pagnol.

Che dire, se passate da queste parti, non privatevi del piacere di gustare un buon Pastis! Adesso smetto di scrivere e mi faccio il mio aperitivo, perché nell’aria non soffia un alito di vento, il caldo continua a farsi sentire, nonostante siano già le sei, ed io ho una gran voglia di bere…buona serata a tutti e Santé!