Sono una persona molto fortunata. La vita accademica mi ha permesso di ampliare il mio modo di vedere le cose, di spostarmi in lungo e in largo sulla nostra cara terra e di lavorare in posti incredibili. Mi ha anche permesso, di incontrare alcune persone che fanno già ampiamente parte della nostra storia, per le loro scoperte e perché no, per la loro genialità.

Ora, eliminato il fatto che la sapienza non si trasmette per osmosi e che per me, un buon panettiere, o un buon costruttore, visto che comunque provengo da una famiglia di muratori, sono essenziali quanto un buon fisico e non necessariamente meno sapienti del secondo, questi incontri mi hanno comunque portato, numerose volte, a pormi la fatidica domanda: Che cos’è il genio?

Lungi da me, proporvi dissertazioni filosofiche su questo argomento, anzi, per mettere le cose in chiaro, pensate a me come a uno dei personaggi dei libri di David Lodge, quelli presenti nella Campus Trilogy: Changing places, Small word e Nice work (Scambi, Il professore va al congresso e Ottimo lavoro professore! , 2001), se non li avete letti, vi consiglio vivamente di rimediare.

Esplorando il quesito, leggendo qualche libro sull’argomento e perché no spulciando tra le citazioni dei vari artisti e letterati, ancor oggi non trovo miglior definizione del Genio, di quella data dal celebre Giorgio Perozzi (alias Philippe Noiret) e redatta da Pietro Germi e Tullio Pinelli, all’interno della sceneggiatura del mai troppo ricordato e celebrato Amici miei (1975) di Pietro Germi e Mario Monicelli: Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. Bella vero? Fine, semplice, intelligente, veloce, quasi come la genialità stessa.

Appare chiaro che definire il genio, come definire l’intelligenza stessa, pone qualche difficoltà, per esempio, troverete poche persone, accademici e non, che considereranno sullo stesso piano un panettiere e un fisico nucleare. Quello che invece risulta più facile a tutti noi è definire ciò che intelligente non è, ciò che è stupido. Sono sicuro che in questo momento di esempi ve ne vengono a iosa. Io ve ne propongo uno.

Siamo in estate. Non è un’estate come tutte le altre, c’è il Covid-19. Questo Covid, non si è ancora capito bene come funziona, i dubbi sono tanti, sia tra coloro che sono in prima linea nella lotta al virus, sia per il comune cittadino che ha tutto il diritto di porsi tutte le domande e i dubbi che vuole. Brancolando nel buio come stiamo facendo tutti però, appare chiaro che in una situazione incerta come questa, solo un messaggio è importante, definitivo, valido, per fare il nostro interesse e quello degli altri, regola principale in una società moderna come la nostra (John Nash, premio nobel economia 1994): fare attenzione, fare prevenzione. Questa è l’unica cosa intelligente da fare.

Briatore per mesi ha sbraitato, ogni volta che è stato interpellato, la sua idea negazionista: il virus non esiste, sono tutte minchiate, bisogna continuare a vivere normalmente. Non solo, con l’avvento dell’Estate, con dj e discotecari a dargli manforte, ha continuato a ripetere in maniera incessante e ancora più ad alta voce, sfruttando i media che non hanno disdegnato i suoi interventi, il suo superficiale e errato mantra. Risultato? Un focolaio che parte dal suo locale e coinvolge più di cinquanta persone. Non solo, il non-genio è finito anche all’ospedale, in gravi condizioni, proprio per colpa del virus, che per lui non esisteva. Eppure il sindaco di Arzachena glielo aveva detto, che la prevenzione era soprattutto per le persone della sua età, ma l’uomo, forte dei suoi billioni e delle sue conoscenze non altrettanto ampie come le sue finanze, ha continuato a professare la sua visione negazionista che l’ha portato dritto in rianimazione. Auguro a Briatore una pronta guarigione e a tutti voi di saper riconoscere i non-geni che spesso abbiamo intorno e che condizionano tantissimo la nostra vita, più di quanto pensiamo.