Undici settembre da non dimenticare…

Quell’undici settembre io ero militare. Prestavo servizio a Porto Santo Stefano al deposito di carburante per aerei e di lì a quattro mesi mi sarei congedato. Quell’undici settembre cominciò come un giorno qualsiasi, feci colazione e mi apprestai a vivere le ventiquattro ore di riposo che mi spettavano dopo il servizio di guardia. Era una bellissima giornata di sole e avevo deciso di andare al mare, ma, complice il fatto che quasi tutti i miei amici erano in licenza o di turno, optai per una più sobria giornata di videogame. Raggiunsi il centralino, dove c’era un grande televisore e dove avevamo installato una PlayStation e mi misi a giocare a Red Alert. Voglio precisare che io non sono un amante dei videogame, ma a volte, occupare il tempo sotto le armi, era piuttosto difficile e quello rappresentava un buon metodo per sorvolare sui momenti in cui non avevo niente da fare. 

Ricordo che stavo distruggendo una base nemica, quando il sottufficiale di giornata irruppe nella stanza – Cazzo Claudio, stanno attaccando gli Stati Uniti! – disse, guardando il televisore. Io lo osservai stupito e pensando che si riferisse al gioco risposi – Beh…si, il mio intento è quello! – lui scosse la testa – No non capisci, spegni la console metti Rai uno! – disse allarmato. Non riuscendo veramente a capire che cosa volesse dire, probabilmente perché gli Stati Uniti all’epoca vivevano ancora nel mito del paese più forte e inattaccabile del mondo, spensi la console e sintonizzata la tv su Rai uno, rimasi a bocca aperta. 

Un intenso fumo nero usciva dalle due torri gemelle, intorno, alla base dei due edifici era il caos – Ma che cazzo è successo? – chiesi serio, mentre il sottufficiale rispondeva alla radio. Capii immediatamente, dalle parole che udii e che non posso ripetere, che la situazione era maledettamente seria e che eravamo già in stato d’allerta, difatti di lì a poco la telescrivente si attivò in maniera forsennata.

Io guardavo le immagini. Ne avevo già viste delle belle, Chernobyl, il muro di Berlino, la guerra nei Balcani, gli scontri in medio-oriente, ma quella cazzo, era una cosa davvero incredibile. Le notizie si susseguivano, non si capiva niente, non si capiva che cosa cazzo stesse succedendo, mentre lentamente la stanza del centralino si riempiva, dieci, venti, trenta persone davanti a una televisione. 

Le vedemmo in diretta le persone che si buttavano da quelle finestre e vedemmo i crolli, sempre più timorosi che quell’avvenimento potesse avere un impatto anche sulla nostra posizione, sulle nostre vite. Restammo come ebeti a fissare la tv fino a tarda notte, le telescriventi che diramavano dispacci uno dietro l’altro con le misure di sicurezza da mettere in atto. Impauriti, colpiti, tristi nel vedere tutte quelle persone che sotto ai due edifici guardavano in diretta, proprio come noi, la morte dei loro connazionali, dei loro amici, dei loro parenti. 

Ad oggi, credo che l’undici settembre sia stato, a memoria dei miei quarant’anni, l’evento più terribile al quale abbia assistito in diretta, con la tristezza nel cuore, per tutte quelle povere persone intrappolate in quelle mura di vetro e successivamente in quella montagna di macerie e con la paura nel cervello, che si protrasse per giorni e giorni fin quando il livello di guardia non fu abbassato. 

Ogni anno in questo giorno, in silenzio, lascio un pensiero d’amore per tutte quelle persone, quest’anno lo imprimo su questa pagina, che il memorial dedicato a quelle anime è una grande cosa, le torri realizzate coi fari anche, ma solo riflettendo e ricordando, tutti insieme, possiamo far sì che eventi come questo non capitino più in nessun paese di questo nostro, piccolo, magnifico e doloroso pianeta.