Ho aperto gli occhi e mi son ritrovato intrappolato in un altro fine settimana di pandemia. Mi son girato nel letto varie volte, abbracciando il cuscino, avvolgendomi tra le lenzuola bianche alla ricerca di un motivo per il quale uscire da lì, per il quale lanciarmi in una nuova giornata dannatamente mortale, in un mondo che giorno dopo giorno, mi delude sempre di più. Il caffè mi è sembrato un buon inizio.
Aperto l’armadietto ho realizzato di averlo finito. Rimando da giorni il rito della spesa settimanale, qui siamo nel bel mezzo di una seconda ondata di covid e non ho voglia di lanciarmi nuovamente nel delirio della gente che impazzita, si fionda su carta igienica e farina, ovviamente senza mascherina e senza far attenzione al distanziamento sociale. Mi chiedo per cosa si allarmino le persone, se poi non fanno attenzione, il virus sembra essere il male minore rispetto alla minaccia di un nuovo lockdown. È incredibile come la gente si concentri più sulla vita nell’immediato, sull’esistere, piuttosto che su ciò che potrebbe addirittura ucciderla. La paura dei problemi che la vita ci mette davanti ha superato il terrore della morte e mi chiedo se questo sia un bene o un male.
Mi sono fatto una camomilla, rimasuglio di chissà quale periodo di malattia e sono tornato a rifugiarmi nel letto caldo. Non voglio esser pessimista, ma ricevo terribili presagi dall’universo, ad indicarmi che le prossime quarantotto ore saranno una catastrofe. Proprio un attimo fa, una mensola che ho fissato ieri al muro è caduta sotto il peso di alcuni libri, se non sono segnali questi.
Vorrei essere una di quelle persone incredibilmente positive, quelle che, cascasse il mondo non si smuovono – Il bello arriverà per forza! – dicono sorridendo senza vedere il bicchiere né mezzo pieno né mezzo vuoto, perché si abbeverano direttamente alla fonte dell’ottimismo. Ecco, vorrei essere come loro o almeno, arrivare a trovare un modo per credergli, per dar loro ragione. Invece leggo di un ragazzino di vent’anni che vuol candidarsi a Sindaco di Roma, di una nuova aggressione a arma bianca nei pressi della vecchia sede del Charlie Hebdo, delle nuove dichiarazioni allucinanti di Trump e di tante altre cazzate così pericolose da spingermi a restare qui tra le coperte per un altro millennio.
Mi alzo dal letto per raccogliere i libri e la mensola, il disordine involontario proprio non lo sopporto. Con il pezzo di legno tra le mani osservo i crateri che si sono appena formati nel cemento, vuoti, solitari, tristi – mio padre si sarebbe incazzato! – penso sorridendo e immaginandolo. Era un muratore e odiava i buchi nei muri, perfino quelli fatti per attaccare i quadri.
Appoggio tutto sulla scrivania e torno nel letto, bevo un sorso di camomilla, chiudo gli occhi, penso che dormirò qualche ora, magari mi sono solo svegliato nell’universo sbagliato, se è così spero di aver fatto già la spesa nell’altra dimensione.