Son giorni di tranquillità quelli in cui sei in vacanza. Ci svegliamo e poi attraversiamo le ore, trasformando tutte le operazioni giornaliere in mille avventure. Oggi hai insistito per preparare le crêpes ed io ti ho lasciata fare. Forse è stato un errore o forse no. In questo enorme dilemma mi perdo, guardandoti seduta su uno sgabello, ricoperta di farina, uova rotte sparse qui e là e latte caduto per terra. Rido, figurati se posso arrabbiarmi per ste cazzate, ma la cucina adesso necessita davvero di pulizie.
Ridi anche tu, mentre ti passi le mani impiastricciate tra i capelli, la cucina non è la sola a dover essere ripulita per bene. In sottofondo musica jazz accompagna la scena, un disco in vinile che ho acquistato a New Orleans una decina di anni fa, mentre mi trovavo là per un convegno di lavoro.
Sei bella, dolce, simpatica e mi apri il cuore quando, come questa mattina, ti svegli premurosa e desiderosa di preparare qualcosa per me, di farmi vedere che hai imparato a cucinare le crêpes, la pasta o chissà quale altra pietanza. Armstrong suona, Potato head blues, uno degli standard jazz più incredibili che siano mai stati composti dal celebre trombettista.
Ti metto in piedi sullo sgabello e cominciamo a ballare come pazzi, come fossimo personaggi di un cartone animato di Walt Disney, dopodiché ricominciamo a preparare, stavolta insieme, il composto per le crêpes. Tu sei un po’ contrariata, ti piace occuparti di me e mi chiedo come tu mi veda. Devo sembrarti davvero solo, se ti senti spinta così ad aiutarmi ad occuparti di me.
Che posso dire, prepariamo insieme le crêpes, la panna e la cioccolata calda, che tu hai bisogno di essere bambina ancora per molto tempo, io di addolcirmi un po’ la vita in compagnia della mia più bella creazione.