Guardando all’America…

Seguo quello che sta accadendo negli Stati Uniti con interesse. Sapevo che l’ondata Democratica dei sostenitori di Biden non si sarebbe vista, questo perché ad ogni elezione che si presenta, di qualsiasi Stato si parli, immancabilmente, si commette sempre lo stesso errore: considerare il voto di una nazione in maniera isolata, come se il mondo tutt’intorno non esistesse, come se votare fosse un evento estemporaneo che non ha niente a che vedere con le dinamiche, in questo caso Americane, ma anche mondiali, che si dipanano ora dopo ora. Lo sapevo che ci sarebbe stato un testa a testa, tuttavia ci sono rimasto male lo stesso. Un rifiuto di massa, alla politica aggressiva di Trump, sarebbe stato un meraviglioso segnale di cambiamento.

L’elettorato rurale, viene sempre ampiamente sottovalutato, in contrappeso, l’elettorato così detto più, culturalmente coltivato, viene sempre ampiamente sopravvalutato. I motivi per i quali, i pronostici prima del voto siano quasi sempre sbagliati, sono tanti, ma il principale è senza dubbio l’impossibilità di immaginare le dinamiche che sottostanno al voto di ogni singola persona. Una frase, un intervento, un articolo di giornale, una discussione con un amico, così come gli interessi personali, lavorativi, economici, finanziari e gli orientamenti religiosi, possono condizionare il gesto estremo di un segno su una tessera elettorale e far cambiare l’esito di una votazione, perfino all’ultimo secondo. A rendere tutto più difficile ovviamente ci sono anche i salotti mediatici, con i caratteristici servizi di propaganda atti a screditare o dar credito a l’uno o all’altro candidato.

L’esito di queste elezioni, che ricordo essere sempre provvisorio, almeno nel momento in cui sto scrivendo questo articolo, mostra una distribuzione pressoché simile e bilanciata dei sostenitori Democratici e Repubblicani. Questo risultato, che sottolineo, salta fuori da urne che hanno visto presentarsi un numero di votanti incredibilmente alto rispetto alle precedenti elezioni, evidenzia che Trump non solo è ancora molto sostenuto dal popolo Americano, ma anche che i suoi sostenitori si trovano sparsi ovunque, e non solo in quegli Stati che tradizionalmente sono sotto la guida dei Repubblicani.

Questo equilibrio, perfettamente in linea con i risultati elettorali emersi in altri paesi occidentali, è specchio ancora una volta, di una società spaccata in due e composta da una parte più privilegiata e da una parte sempre più afflitta, anno dopo anno, da povertà e crisi. Non solo, questo risultato, che vede un ampio consenso verso l’attuale Presidente Americano, molto più grande di quello che ci saremmo aspettati, soprattutto da un’analisi del suo primo mandato, del suo modo di gestire politiche nazionali e internazionali e dai suoi metodi di approccio alla recente Pandemia, si mostra completamente in linea con la deriva Nazionalista o se si preferisce di destra, che affligge i paesi occidentali da sei anni a questa parte e che ha causato non solo la sua prima vittoria elettorale, ma anche manovre come la Brexit, l’elezione di Bolsonaro, l’aumento dei consensi verso Marie Le Pen e guardandoci più da vicino l’espansione della Lega.

È giusto anche ricordare che, sebbene i due candidati sembrino incredibilmente differenti e l’elezione di Biden ci farebbe tirare un sospiro di sollievo, almeno per quanto riguarda i problemi relativi ai cambiamenti climatici e la gestione del nucleare, anche se, per quanto riguarda i primi, le soluzioni proposte in campagna elettorale, appaiono alquanto velleitarie, visto che necessiterebbero di un cambiamento epocale nel modus operandi dell’industria americana, per il resto le idee di gestione della politica internazionale, quelle che più ci riguardano da vicino, non sono in realtà così differenti. E’ indubbio però che, con la vittoria di Biden, ci guadagneremmo invece in termini di rilassamento, attraverso una riduzione degli sfondoni tirati a caso, minacce, fake news e uscite di cattivo gusto, delle quali il candidato Democratico fa a meno e alle quali Trump ci ha largamente abituati.

Lo abbiamo visto anche un paio di ore fa, quando a conteggi non ancora terminati e con diversi stati in bilico, Trump si è dichiarato vincitore, ha accusato il rivale di brogli elettorali chiedendo di chiudere la conta dei voti, ed escludendo così di conseguenza, una parte delle preferenze dell’elettorato che si è espresso per posta, e minacciato di rivolgersi direttamente alla Corte Suprema. La recente elezione voluta proprio dal Presidente uscente, di Amy Coney Barrett a Giudice della Corte Suprema, lascia già pensare, che si possa assistere a favoritismi nei suoi confronti. Ciò apparirebbe incredibilmente anticostituzionale, e nel paese definito da tanti, il più democratico al mondo, sarebbe un evento senza precedenti. Di questi tempi, con i movimenti del Black lives matter in giro e le numerose polemiche per la gestione della pandemia, c’è da augurarsi che una cosa così non avvenga e forse anche per questo, la Giudice della Corte Suprema, non ha replicato alle richieste del Presidente, per fortuna. Auguriamoci che le operazioni di spoglio si svolgano in tutta tranquillità e in maniera democratica e che gli Americani vedano eleggere la persona votata in maggioranza, per il resto l’esito del voto, almeno noi Italiani che abbiamo attraversato il ventennio Berlusconiano, proprio non possiamo criticarlo.