Mi chiedo spesso, ma spero siano in tanti a farlo, quali siano le merci più importanti nel nostro mondo contemporaneo, io ne ho identificate due. Di una parlo spesso, probabilmente perché indirettamente tocca il mio lato scientifico: i dati

Il nostro mondo contemporaneo è fatto di dati, che forniamo e otteniamo, indirettamente e non, utilizzando i nostri apparecchi elettronici connessi alla rete. I computer, i telefoni, molti elettrodomestici, le auto, inviano e ricevono migliaia di informazioni al minuto, che vengono spesso stoccate, in previsione di una loro possibile futura utilità. È una merce apparentemente senza valore, quasi gratuita, ma è la chiave dell’odierna politica nazionale e internazionale, dell’attuale sviluppo dell’intelligenza artificiale, della modernizzazione della pubblicità, di conseguenza dell’economia e del capitalismo del futuro, che si basano sempre di più sulla behavioral economy o economia comportamentale, come la traduciamo in Italia, dove ancora, nonostante siano almeno dodici anni che se ne parla, è molto poco conosciuta. I dati, soprattutto quelli presi in tempo reale, possono migliorare il nostro modo di vivere, possono aiutare gli scienziati nel loro lavoro di ricerca, l’economia , il mondo del lavoro, i governi, ma essi tuttavia, generano anche un sacco di problemi, infatti, possono essere fuorvianti, se non vengono analizzati in modo corretto. Spesso, chi per lavoro analizza dati, commette degli errori (parliamo di miliardi di informazioni al minuto, provenienti da ogni dove, è abbastanza normale fare errori di analisi), due in particolare: Analisi sbagliate, che portano di conseguenza a risultati e previsioni sbagliate; Interpretazioni sbagliate, che portano a ipotizzare teorie ben lontane dalla realtà dalla quale le informazioni provengono. Le interpretazioni sbagliate possono essere sia non volute che volute, a scopo di manipolare per esempio l’opinione pubblica o di truccare i dati ottenuti a fine personale (si ci sono anche i furbi ovviamente in gioco).

È l’aumentare dei dati e delle loro analisi più diversificate, con interpretazioni spesso incorrette, che ha creato tutta la confusione che percepiamo oggigiorno, che ha fatto sì che nascessero teorie strampalate e assurde e di conseguenza che in molti cominciassero a dubitare di qualsiasi cosa. È da qui che nasce il bisogno di una seconda merce molto, molto rara, che in questo secolo varrà ancor più dei dati: la fiducia. 

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