Cammino sulla cornice, striscia d’asfalto che separa Marseille dal mare e che prende il nome dal popolare presidente americano assassinato nel secolo scorso, a Dallas. Poche macchine, poca gente in giro, il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli e sul cemento, gettato a costruire balaustre, terrazzine private, ristoranti e sporting club, ritrovi per ricchi, per velisti, uno sguardo sul tramonto, un bicchiere di qualcosa da bere, fino a qualche tempo fa, oggi cimitero di locali chiusi, abbandonati a qualche destino futuro ancora ignoto. Crisi economica, sanitaria, psicologica, crisi dei rituali oramai sbiaditi, un tempo immortalati in selfie banali, oggi ricordi risvegliati dallo scorrere del dito su gallerie di fotografie vecchie, che appaiono ancora più inutili di quando sono state scattate, per ostentare una certa tranquillità, felicità effimera, in sere d’estate quasi completamente dimenticate.
In lontananza, adombrate dal cielo nuvoloso, le isole del piccolo arcipelago delle Frioul. Il castello sull’isoletta If, reso celebre da Dumas nel romanzo Le Comte de Monte-Cristo (1846), dal quale il detenuto Edmond Dantès, personaggio principale dell’opera, evade dopo esser stato ingiustamente incarcerato a vita, e più lontano, sull’isola di Ratonneau, il grande hôpital Caroline, lazzaretto costruito nell’ottocento per mettere in quarantena i viaggiatori con sospetta febbre gialla. Quarantena, ingiusta prigionia, fuga, vedo affiorare dall’acqua, il temporale in procinto di scatenare la sua rabbia sul mare, sulle isole, sulla città, su alcune barche lontane all’orizzonte, su di me, che accelero il passo in direzione della mia auto, parcheggiata non troppo lontano. Le onde si levano sempre più alte, spinte da un vento freddo, che si alza improvvisamente. Schizzi arrivano dal mare, una pioggerella fine comincia a cadere.
Sulla cornice Kennedy non c’è nemmeno un monumento dedicato al presidente americano, la strada, probabilmente la più bella di Marsiglia, sette chilometri d’asfalto che mettono in comunicazione il centro con il sud della città, una vista meravigliosa sul Mediterraneo a accompagnare gli occhi del viaggiatore, è essa stessa il monumento.
Per un attimo trovo quasi ironico l’esser capitato qui, quasi per caso, proprio nel giorno in cui il governo Trump finisce. Per un attimo trovo ironico che ci sia questa pioggerella a bagnarmi, una simile mi colse proprio a Dallas, quando, durante un viaggio di lavoro, mi trovai a camminare su Elm Street e a attraversare la Dealey Plaza a tarda notte. Parallelismi carini, sincronie mentali interessanti, connessioni, eventi, ricordi.
Salgo in auto, metto Su Gratis di Paolo Conte e parto, un occhio a onorare il mare – …qualcuno, Fantomas, vestito da cane, si aggira su e giù, qualcosa rimane, c’è solo più il vento, che legge il giornale, di colpo verrà, domani verrà… – canta il maestro, le nuove, grandi novità, ed io, un po’ ci spero.