Ci siamo incontrati per colazione. In altre mille situazioni, come è successo spesso in passato, avremmo scelto un bar, magari con una terrazza all’aperto, casomai il bel tempo si facesse vivo, e ci saremmo trovati là. Io mi sarei fermato prima alla boulangerie vicino casa mia, perché bar che fanno pasticceria se ne trovano ancora pochi in questa città e inoltre – La viennoiserie buona come quella non si trova da nessuna parte! – poi, seduti a uno dei tavolini, avremmo lasciato srotolare al tempo qualche ora di tranquillità, i caffè sarebbero diventati quattro, forse cinque e la colazione si sarebbe trasformata in pranzo. Questi erano i nostri momenti, prima di questa strana storia della pandemia. 

Oggi ci siamo incontrati in uno dei parchi della città, seduti su una panchina con vista laghetto, un bacino di acqua abitato da nutrie, papere e cigni. La boulangerie come di consueto ha fornito la viennoiserie: croissant, pains au chocolat, pain aux raisin, tu hai preparato caffè per un reggimento di soldati, conservato in un termos decorato con immagini di pappagalli tropicali.  Bar e ristoranti sono chiusi da mesi oramai, unica alternativa al parco uno dei nostri appartamenti, dove nell’ultimo anno abbiamo passato indubbiamente più tempo del dovuto. C’è un bel sole e la temperatura è perfetta per stare all’aperto, abbiamo indubbiamente fatto la scelta giusta. 

Parliamo del lavoro, di libri, di cinema, ovviamente di politica, le connessioni sono molteplici, passiamo da un argomento all’altro famelici, quasi avessimo paura di non avere il tempo necessario per parlare di tutto quanto. Mi racconti degli ultimi film visti, di quello che stai leggendo e i – Ti ricordi? – non si contano, tanti sono i rimandi e i riferimenti a avvenimenti e cose del passato che hanno segnato le nostre vite – Quanto tempo è che non ci vedevamo! Mesi! – dici sorridendo ed io confermo, la pandemia ha distrutto molte delle mie, delle nostre routine. 

I minuti passano senza che ce ne accorgiamo, mezzogiorno si avvicina quando, dopo averti raccontato le mie ultime vicissitudini amorose e aver ascoltato le tue, mi riveli l’arcano di quella tua lucentezza appena percepita – Sono incinta… – dici timidamente, lo sguardo perso nel vuoto di fronte a te. Guardo l’orologio, il nostro momento non può terminare così – Andiamo a pranzo a casa mia… – propongo, pensando al caos, ai vestiti dispersi ovunque, ai giochi di Livia accumulati qui e là, ai piatti di ieri sera che ancora non ho lavato – …Mi devi assolutamente raccontare tutto! Ed ho preparato il sugo all’amatriciana proprio ieri sera! – concludo. Tu sorridi, annuisci senza dire una parola, poi ci alziamo e ci incamminiamo verso la mia auto.

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