Nel mattino che si illumina lentamente, nuvoloni scuri a coprire il cielo, pioggia, silenzio, mi sveglio, mi guardo intorno, per qualche istante non ricordo dove sono, panico. Memoria e salute sono i miei due beni primari, senza la prima sarei completamente perso, senza la seconda, chissà, visto che sono ipocondriaco, probabilmente sarei morto. Tutto il resto, viene successivamente, a reggere il castello di carte che chiamiamo vita, ci sono solo queste due cose, la prima per permetterci di andare avanti, la seconda per ricordare ciò che è successo fino a questo punto.
È angosciante pensare, che nel nostro mondo contemporaneo, queste sono le due cose alle quali teniamo di meno, verso le quali poniamo meno attenzione, e che paradossalmente sono allo stesso tempo quelle più fragili che abbiamo. Per rovinarsi la salute basta un niente, tra inquinamento, cibi spazzatura e vita sedentaria, è sufficiente non far attenzione a quello che mangiamo per qualche tempo e subito arrivano le prime avvisaglie a sentenziare che qualcosa nel nostro corpo non va.
Anche i problemi di memoria sono molto diffusi nella nostra epoca. La presenza di routine che rendono ogni giorno uguale all’altro, la monotonia nel lavoro, l’incredibile quantitativo di informazioni, peraltro in larga parte controverse, alle quali siamo esposti durante tutto il giorno, l’utilizzo di supporti per memorizzare, la continua necessità di ricorrere a sforzi cognitivi immani, per selezionare, scegliere, pianificare la nostra vita, per capire quello che ci sta succedendo intorno, sono tutte cose che riducono la nostra efficienza nel registrare informazioni. Lo so che tutto ciò di solito viene raccolto sotto la voce: stress, ma io sono contrario alla necessità tutta strutturalista di dover classificare ogni cosa, a volte è riduttivo farlo e da lì al diventar superficiali il passo è troppo breve.
La possibilità di perdere completamente la mia memoria è una cosa che mi angoscia da morire, l’idea di svegliarmi un mattino e non ricordare più niente mi da i brividi; ma ecco la meraviglia della vita, del cervello: nel caso succedesse, probabilmente, non me ne renderei nemmeno conto, se non, forse, guardando i visi tristi e contrariati delle persone che mi circondando e che si troverebbero nell’imbarazzante situazione dell’esser nessuno ai miei occhi, soltanto una sensazione lontana, piacevole o spiacevole, a seconda di chi parliamo, nient’altro.
Ecco pensavo a questo stamani, nel momento in cui mi sono svegliato, ma non ricordo il motivo per il quale ho deciso di scrivere un pezzo sull’argomento. Forse perché alla base del mio deconstructing c’è proprio la memoria, l’incapacità di mettere insieme gli eventi per sviluppare una ricostruzione coerente del passato, il creare ricordi che non sono mai esistiti, mescolare il vero e il falso, cose successe e cose non successe. Memoria come primo e ultimo atto creativo, illusione di creare un essere che non è mai esistito in passato, che forse esiste nell’inafferrabile presente e che domani certamente, non esisterà più.