Oggi è San Valentino. È una ricorrenza controversa, c’è chi la ama, chi la odia, chi semplicemente la ignora, c’è chi ne parlerà da un punto di vista sentimentale, chi ne sottolineerà la valenza consumistica, infine c’è chi dirà, come ogni anno, magari con toni un po’ banali, che l’amore non ha bisogno di un giorno per essere celebrato, perché chi ama davvero lo celebra in ogni momento. Io appartengo al gruppo che ignora questa ricorrenza.
Non sono mai entrato in un ristorante per il giorno di San Valentino, raramente ho comprato dei fiori e non ho mai acquistato cioccolatini, anche perché quelli a casa mia non mancano mai, eccetto i Ferrero Rocher, ma solo perché la granella di nocciole tostate mi si incastra tra i denti, di conseguenza li detesto. Sono invece sempre ben fornito di dolciumi targati kinder, perché piacciono in particolar modo a mia figlia, di Pocket Coffee e ovviamente di Mon Chéri. La loro presenza non si deve al nome francese, se Amazon mi portasse fin qua i Boeri Zaini, senza sovraccaricarli di spese di spedizione assurde, li preferirei indubbiamente ai Mon Chéri, piuttosto al loro gustoso e alcolico contenuto. Ricordo un paio di sbornie prese quando avevo tredici anni, al circolo del mio paese, proprio con i Boeri Zaini. All’epoca, acquistandone uno, se ne poteva vincere un secondo e la cosa poteva andare avanti a oltranza se si aveva fortuna. Quelle due volte, con cinquecento lire, mi capitò di mangiarne almeno quindici, non c’è bisogno che racconti come tornai a casa.
Per tornare invece a San Valentino, ne ricordo soltanto due, ma solo perché mi hanno traumatizzato particolarmente. Il primo avevo undici anni ed ero innamorato, non corrisposto, di una mia compagna di classe. Per far colpo su di lei, le regalai una copia del libro Cuore, proprio il giorno di San Valentino. Vi lascio immaginare il disastroso epilogo del mio sogno d’amore, naufragato tra vedette lombarde, patrioti padovani, scrivani fiorentini, tamburini sardi e Franti, l’infame. Il secondo invece ero un po’ più grandicello, avevo venticinque anni e la ragazza che frequentavo amava non solo me, ma anche festeggiare San Valentino. Per questo motivo quella volta decisi di fare uno sforzo in più, le comprai uno splendido mazzo di tulipani, perché di bigliettini d’amore ne scrivevo di continuo. Vidi il suo viso illuminarsi quando arrivai a casa sua con in mano i fiori, la vidi felice nell’aprire il bigliettino e cominciare a leggere, poi improvvisamente, il sorriso scomparve. Litigammo tutta la sera per divergenze sulla definizione di amore e qualche giorno dopo ci lasciammo, o meglio, mi lasciò. Sul bigliettino c’era scritto: Ti amo, come amo mio padre…