A una domenica di ozio segue un lunedì come tanti. Camera, bagno, cucina, salone, evoluzioni prevedibili di un inizio settimana insipido, dai colori sbiaditi. C’è da fare la spesa, sistemare alcune cose che si sono rotte, tagliare l’erba del prato e poi, tutte le normali operazioni previste ad ogni levar del sole: lavorare, mangiare, bere, espletare funzioni fisiologiche, nell’attesa dell’imprevisto, del soffio di vento improvviso che si alza e spinge la barca altrove, in acque meno conosciute, talvolta agitate. 

Preferisco la notte al giorno, il buio nasconde più misteri, paure, fantasmi del presente, del passato, forse del futuro, voci incredibili che rimbombano nel silenzio e si infrangono contro le pareti, fanno tremar le tende che con il loro ondeggiare improvviso, a tratti rivelano la luce della luna, il colore del buio al di fuori delle mura domestiche. Preferisco la notte al giorno, di gran lunga più noioso, rimpinzato di una quantità inverosimile di stimoli fuorvianti, rumorosità impossibili da placare, che hanno un impatto fortemente invalidante sulla nostra percezione del mondo esterno. Preferisco la notte al giorno non c’è niente da fare, lo pensavo qualche ora fa, mentre leggendo alcune pagine di un vecchio libro, camminavo per casa attendendo l’alba, lo ribadisco adesso, mentre osservo la mia faccia stanca allo specchio, le occhiaie, la barba da radere, l’espressione che silenziosamente impreca.

Guardo fuori dalla porta finestra. Nuvoloni scuri annunciano un altro giorno di pioggia, uccellini svolazzano isterici intorno alle gabbiette per il mangime che ho sistemato qua e là sugli alberi del giardino, due gazze, su un ramo del salice piangente, chiacchierano tra di loro in maniera piuttosto animata e il gatto rosso, che oramai ho quasi adottato, visto che non si sa né da dove venga, né se abbia un padrone, già è seduto sotto la loggia, a guardarmi con gli occhi languidi, nella speranza di ricevere un po’ di tonno. 

Lunedì così, un po’ scalcinato, lento, scrostato. C’è vita un po’ ovunque ma poca speranza di novità, almeno per adesso. Apro il frigorifero, prendo la scatoletta di tonno e la porto a Luigi, così chiamo il gatto rosso che ogni giorno viene a trovarmi. Gli accarezzo la testa, un brivido di freddo mi avvolge, rientro in casa – Vediamo che succede… – penso, mentre preparo il primo caffè della giornata.

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