Ho mal di testa, e il caffè non è venuto buono questa mattina, prevedo una giornata difficile, visto l’umore. Fuori il sole resta nascosto dietro le nuvole, pioverà, già lo so, anche se spero che non accada. Ho bisogno di qualche raggio di sole a illuminare le prossime ore, ho bisogno di qualcosa che mi scaldi il cuore, buon vecchio cuore.
C’è silenzio in casa, fa un po’ freddo. Se non dovessi uscire accenderei il riscaldamento e forse anche la radio, voce di compagnia, complemento d’arredo indispensabile. Appoggio la tazzina nel lavello, insieme ai piatti sporchi di ieri sera, che non ho avuto, né la voglia, né il tempo, di lavare, dopodiché infilo il cappotto, prendo la borsa a tracolla, le chiavi ed esco.
La mia vicina, affacciata a una finestra del suo appartamento, mi chiama. Al mio voltarmi sorride, accennando un timido saluto, nella speranza che mi avvicini per scambiare quattro chiacchiere, come qualche volta accade. Ricambio il buongiorno con un gesto cordiale e fuggo in direzione del cancello, varco tra l’inferno cittadino e il mio Eden personale, non ho la forza mentale adatta a srotolare un abbozzo di conversazione mattutina.
Un uomo, che somiglia vagamente Tom Hanks, mi taglia la strada invadendo il marciapiede, strattonato violentemente dai suoi due maestosi alani, che lo trascinano chissà dove. Quasi cade, qualche metro più in là, inciampando nei due lunghi guinzagli. Lo osservo scomparire dietro l’angolo e penso a mio padre, che negli ultimi anni di malattia avrebbe voluto prendere un altro Setter Inglese per la caccia, e a me, che gli ho sempre consigliato di aspettare il mio ritorno in Italia. Adesso vorrei averlo, qui con me, a farmi compagnia, quel nostro cane mai preso.
La sveglia sul telefono mi ricorda una riunione. Sono in ritardo, ma non m’interessa, al limite perderò la colazione d’inizio, cosa non importante visto che questa mattina non sento la fame.
Salgo in auto, accendo il quadro, la radio francese di turno trasmette l’ultimo brano di Laura Pausini, quello che, dice lo speaker, le ha fatto vincere un Golden Globe. Scopro che è la colonna sonora di un film di discreto Netflix-successo, con Sophia Loren, realizzato dal di lei figlio. Sorrido, la musica mi piace, ma le parole non hanno spessore. Penso sia la risposta Pausiniana al brano di Vasco Rossi Io no, visto che il titolo che reca è Io si, ma una rapida ricerca su google, mi svela invece che quello, è solo un tentativo disperato e maldestro di adattare il testo italiano a un brano già esistente che s’intitola Seen, e che è stato scritto dalla pluripremiata Diane Warren. Mi viene da ridere, spengo la radio, parto. Adesso, io si, sono davvero in ritardo.