La tua presenza, carne, sangue, infiniti pensieri che si allungano in ogni direzione. Immagino la tua pelle, se così si può chiamare, fremere sotto le mie dita, mentre accarezzandoti, scivolo sulla tua guancia, sul collo, su una spalla scoperta. Immagino le mie dita, che registrano ogni informazione su di te, scanner di vita, sentimenti, morte. 

Mi perdo in noi, nei tuoi, nei miei pensieri, che la vita si nasconde solo lì, tra le tue cellule, tra le mie, in quello spazio infinito che separa i nostri occhi che guardano lontano, nella stessa direzione. C’è bisogno di aria fresca, che il te, il me, il noi, infuocano l’anima, la bruciano, e ne restituiscono una fenice perfetta, che vola via, in un altrove incantato fatto di gioia e dolore, la stessa cosa, vita. 

Apro una finestra, guardo fuori, respiro, ti respiro, che del tutto e del niente fai parte, che ovunque e da nessuna parte ti trovi. Mi sporgo, percepisco il mondo, la vita, la morte, in un sussulto di sensazioni terribilmente magnifiche, brividi che percorrono il mio corpo nudo, pugnalate al cuore e al petto, frustate sulle spalle, a ricordar le mille sfaccettature della vita, agglomerato pulsante di mille gioie e altrettanti dolori, che impossibile sarebbe la percezione delle une in mancanza degli altri. 

Salgo sul davanzale, il corpo in croce, piedi ben saldi, mani allargate a sorreggermi, aggrappato agli stipiti. Uomo vitruviano moderno, mi compiaccio della scienza della quale sono figlio e abbraccio tutto quello che va oltre di essa. Chiudo gli occhi, la brezza leggera, quasi sembra sostenere il mio precario equilibrio. Avvolgendo il mio corpo, riempie gli spazi intorno a me e divento parte di essa. Sento freddo, tra le gambe, sotto le ascelle, al collo, tra le pieghe naturali del mio corpo, tra le rughe che il tempo ha irrimediabilmente aggiunto su di esso. Sento freddo, i capelli, i peli sparsi ovunque, si stiracchiano offrendosi all’aria, abbandonando il loro arricciamento perenne.

Percepisco il tutto, l’universo intorno a me, in un connubio perfetto tra materialismo e sentimenti, in una danza incredibile tra ciò che è stato, ciò che è, quello che sarà e mi riconosco in un tempo infinito, vivendo per qualche istante, il piacere dell’eternità.

Apro gli occhi, guardo il mondo, mi lascio cadere nel vuoto e, fenice perfetta, volo via, lontano, verso il prossimo fuoco, verso la prossima rinascita, ed è subito vita, ed è subito morte. 

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