Giorni così, la mente vuota, i pensieri che sfuggono altrove, cavalli che saltano il recinto, ai giovani è lecito sognare. Un altro venerdì si stende davanti a me, ma ancora non ho capito se questo sarà un bene o un male. L’ho ribadito un sacco di volte, il quinto giorno della settimana è quello che detesto, senza saperne nemmeno il motivo, o forse lo so, ma mi appare così stupido da non trovare il coraggio di menzionarlo. Questa notte ho dormito bene, nessun incubo, nessun risveglio improvviso a orari assurdi, è già qualcosa, non accadeva da secoli, a volte i miracoli sono proprio questi.
Ci sono novità che si stanno delineando e che mi lasciano aprire al bello, una strana e inaspettata energia, dentro di me, comincia nuovamente a fluire. Ho l’impressione che sia successo qualcosa di meraviglioso, anche se non so bene che cosa, e solamente l’idea che questo sia potuto accadere, mi fa stare bene.
Piove, fa freddo, ma non m’interessa, passeggio per casa cercando di ritrovare una parvenza di concentrazione, riordinare le idee, organizzare le prossime ore. Ho qualche progetto che comincia a prendere forma, ma il caffè è finito, quindi come prima cosa, se voglio mettermi al lavoro al più presto, dovrò recarmi al supermercato più vicino per rimediare alla mancanza.
Preparo una lista di cose da comprare, l’elenco assume rapidamente la lunghezza di una spesa mensile vera e propria. Temo che la mia incursione al supermercato durerà più del previsto, anche perché il governo francese, proprio ieri, ha annunciato la possibilità di un nuovo lockdown nel dipartimento dove vivo, di conseguenza, mi imbatterò quasi certamente in un gran caos di gente, scimmie Rhesus impazzite, che aggrediscono gli scaffali con l’intento di acquistare improbabili stock di farina, pasta e carta igienica. Non c’è niente da fare, il venerdì non sarà mai un bel giorno.