Gatti, sangue, cambiamenti…

Quello che sento esplodere dentro è un sentimento strano, ponte che si affaccia su un fiume in piena, gorgoglio, risucchio, perdita dei sensi, e poi, un rinascere tranquillo, un nuovo volto, una nuova via da percorrere, paure e incertezze scomparse quasi del tutto.

Penso a questo mentre, riflesso nello specchio, mi osservo, mi rado. C’è qualcosa di diverso in me, nella mia espressione facciale, nella mimica, negli occhi e perfino nella pelle stessa. Non mi percepisco più nella mia interezza, è come se una parte di me fosse scomparsa, riflessa nello specchio, c’è solo un’ombra sfocata che si muove, le mani che stringono la lametta, il sapone da barba rimosso, insieme ai peli, qualche goccia di sangue che scivola giù sulla pelle e finisce nel lavandino, rumore quasi impercettibile, macchie rosse di rorschachiana memoria a testimoniarne la caduta, a testimoniare che esisto ancora, che sono vivo.

Dal rosso del sangue che spicca sulla ceramica bianca, emerge un gatto, il corpo grasso, la coda incredibilmente lunga a finire nel buco dello scarico. In posizione di difesa, sembra osservarmi attraverso i suoi occhi arrabbiati, mentre con la bocca aperta, mi mostra i denti aguzzi. Chiudo gli occhi, nel buio lo posso perfino sentire vicino, la sua presenza si fa reale, percepisco il suo sguardo fisso su di me, a controllare ogni mio movimento. Un miagolio acuto interrompe il silenzio che regna in casa e un brivido percorre la mia spina dorsale. 

Apro gli occhi, il disegno del gatto si è oramai completamente deformato. Riprendo a radermi. Mi piace come cambia il mio viso ad ogni colpo di lametta e trovo un parallelismo tra questo, i pensieri che attraversavano la mia mente poco fa e la percezione del gatto arrabbiato nelle macchie di sangue cadute. 

Un altro miagolio invade nuovamente il silenzio intorno a me e interrompe i miei pensieri. Stavolta ho gli occhi aperti, la macchia nel lavandino si è oramai completamente dissolta. Con il viso per metà coperto dalla schiuma da barba esco dal bagno e vado in cucina a controllare. Oltre la porta a vetri che da sul giardino, il gatto rosso dei vicini reclama cibo, forse attenzione. Sorrido, apro il frigorifero, prendo la scatoletta del tonno quasi vuota e gliela metto davanti accarezzandogli la testa. Lui emette un suono strano, qualcosa che suona come un ringraziamento, poi si mette a mangiare. Chiudo la porta, torno a radermi, sarà una settimana incredibile, ne sono certo.

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