Sei così, l’equilibrio tra un passo e l’altro, un sorriso, una goccia di profumo, l’idea di toccarti, il mistero irraggiungibile che si allunga dalla punta delle mie dita all’infinito, nel buio di uno spazio lontano, tra assurdi universi e mondi paralleli che mai, probabilmente, riuscirò a visitare.
Compari e scompari, per poi ricomparire di nuovo, lucciola nascosta nell’oscurità del mio inconscio. Chissà come ci sei finita lì dentro, quale strada o fessura aperta hai trovato, per giungere nell’angolo più oscuro della mia esistenza.
Penso a questo mentre cerco di scoprirti, identificarti, anche solamente osservarti per un attimo, mentre cambi forma e colore, mentre l’immagine di te si trasforma. Lo spazio e il tempo non hanno più senso, su di te ti avvolgi come un nastro di Möbius, tutto diventa illusione e realtà, mistero e conoscenza allo stesso tempo.
Per riuscire a vederti, per comprendere il tuo segreto ultimo, devo chiudere gli occhi, affidarmi ad altri sensi che non siano la vista, e là nel buio, finalmente riesco a catturare almeno l’essenza di te. Come un matto mi aggrappo a quel pulviscolo quasi impalpabile, nell’idea di un materialismo dell’anima che al cospetto di te si sgretola in un niente, in un tutto che mi sfonda il cuore, restituendomi al mondo in una forma completamente nuova, energia rigenerata, passione, sentimento, battito cardiaco incontrollabile.
Così è il mio risveglio, dall’oscurità al giorno, dal sonno alla veglia, un salto nel vuoto tra il passato e il presente infinito, tachicardia, sudore freddo, eccitazione. Mano nella mano con te, mi sposto da un’angolo all’altro dell’esistenza, spazio-tempo inesistente, il tutto e il contrario di tutto ad arredare il mondo intorno a me, e ogni giorno mi perdo sempre più, puntino impercettibile nello spazio profondo, pixel minuscolo sul monitor universale, dove sarò domani?