Una tazza di caffè caldo, un bicchiere da vino vuoto, residuo della serata appena passata, la copia del The New Yorker aperta sul racconto di uno scrittore emergente, due croissant caldi, tulipani multicolore che spuntano da un vaso di cristallo, lo smartphone acceso, il tuo buongiorno che spicca sullo schermo. Se realizzassero un film su questo momento della mia esistenza, dovrebbero intitolarlo: La vita, altrove.
Ho dormito tanto, colpa delle due bottiglie di Cabernet bevute ieri sera, mentre al lume di una candela mangiavo formaggi e salumi, manifestazioni d’affetto a me stesso, coccole che ogni tanto mi concedo, nei sabati passati lontano da casa, così distante dalla mia bella Toscana, che se non fosse per internet, per gli amici di sempre, per qualche parente, per te, forse avrei già dimenticato.
Chiudo gli occhi, sogno, ho voglia di una bottiglia di Chianti, di quello buono, Rufina potrebbe andare, del lampredotto preparato da uno dei miei più cari amici, e poi, trippa, una bella bistecca alla Fiorentina, un po’ di pappa col pomodoro e centinaia di altre leccornie che adesso mi sfilano davanti agli occhi come modelle a un concorso di bellezza. Le foto della cena di alcuni amici, la scusa per perdermi ancora una volta nel ricordo dei profumi della mia terra.
Un miraggio, lo percepisco come un miraggio, quel mondo dal quale provengo e che sento sempre più lontano, sfumature e niente più, nella memoria e nel mio vissuto soggettivo. A poco servono le mie vecchie ricette, scritte sulle pagine dei quaderni appartenuti a mia nonna e preparate qua, nella mia cucina. L’aria, i profumi, i colori, mancano, e piano piano si dissolvono nell’oblio i ricordi di essi, ed i ricordi legati ad essi, parte della mia stessa esistenza.
Mi ritrovo a sognarne i contorni indefiniti, di questo mio mondo lontano, del mio vissuto passato, oggi ancor più vividi e invadenti, un po’ a causa degli amici, che gozzovigliando attorno a una tavola imbandita, non hanno mancato l’occasione per rendermi partecipe della cosa, un po’ perché vai a identificare di quale serendipity sono vittima questa mattina, mentre bevo il mio caffè, mangio un croissant e allo stesso tempo, sogno un panino con la porchetta, gustato tra gli olivi, seduto sull’erba, lo sguardo ad osservare lontano, davanti a me mezza Toscana che mi saluta, mi abbraccia stretto, a coccolarmi, a scaldarmi il cuore – A te, mio figlio lontano, una carezza in più… – sembrano dire le colline, mentre una lacrima mi cade nella tazza del caffè.