Così ti immagino, rientrare da lavoro, toglierti tutti i vestiti di dosso e subito dopo infilarti nella vasca da bagno vuota, il freddo dell’acciaio che ti fa sussultare, quando sedendoti, il metallo viene a contatto con la tua schiena, le natiche, parte delle gambe. Ti immagino aprire il rubinetto, dopo aver chiuso il tappo dello scarico, e posso addirittura sentire il rumore del getto d’acqua che, prima si infrange sul metallo, poi, con l’aumento del livello della stessa, produce quello sciacquettio tipico che conosco bene.
Immagino la schiuma del sapone da bagno, precedentemente versato sotto il getto del rubinetto e sul tuo corpo, che cresce a coprire le tue nudità, a rafforzare quella tua barriera, quel tuo pudore che non ti ha mai abbandonata e che, ne sono certo, molti uomini hanno tentato più volte di abbattere, senza successo.
Immagino, le tue mani fini, perfette, delicate, che scorrono lente sulla pelle, a esplorare tutto il corpo, compresi quegli angoli più innominabili, censurabili, dei quali in qualche modo ti sei sempre vergognata. Peccato, mi viene da dire immaginandoti, pensandoti, che l’erotismo sprigionato dai tuoi sguardi, dal tuo muoverti, non trovasse riflesso in una mentalità più aperta, per non dire più disinibita.
Sì, penso a questo mentre ti immagino, in questo pomeriggio che ha il sapore di una deriva nel passato, verso la penetrazione di momenti di vita antichi, che indirettamente, alimentano il fuoco di certe mie indicibili fissazioni. Sì, le chiamo fissazioni, che di perverso c’è veramente poco nel sesso messo in atto tra due maggiorenni consenzienti.
Sì, penso a questo mentre immaginando quella scena di cui sopra, che so avvenire regolarmente, ogni giorno, più o meno alla stessa ora, sento un riflusso di calore dentro di me, un accendersi improvviso di certe mie idee, bagliori rossastri su sfondo nero, eccitazione, creatività del corpo, della mente, dell’essenza esistenziale.
Sì, penso a questo mentre l’idea di te, del sapone da bagno profumato, dell’acqua calda, bagnata, invadente, sfonda la diga che ho diligentemente costruito, a proteggere alcune zone del mio cervello, quelle più sensibili a certi argomenti, e genera un’esplosione atomica, tempesta di fuochi artificiali, erezione dell’animo umano in continua evoluzione, piacere effimero, come l’attimo che passa e poi svanisce in un passato inesistente, come il gorgoglio dell’acqua che scivola giù nello scarico, come il sapone che resta sulla tua pelle, vestito improvvisato, che ti trasforma in una moderna Eva, mai penetrata da nessun Adamo, mai tentata da mela alcuna.