Ti sento scorrere sotto la mia pelle, o sopra, che differenza fa, serpente che lento scivola ovunque in me, ovunque in te, un solo corpo, un solo battito, un solo respiro, incontro di cellule, molecole, atomi, ora esistiamo, un attimo dopo no, in un apparire e scomparire continuo, raggi di sole che trafiggono le nostre trasparenze, le nostre nudità smarrite in un caldo, penetrante abbraccio, preludio all’unione, introduzione al rimescolio di sensazioni, passioni, struggenti emozioni, al ribollire strano, calderone ricolmo di sangue riscaldato a fuoco lento, il camino acceso, fuori il freddo, un po’ ovunque.
Malinconia che divampa, le mie dita tra i tuoi capelli, profumo di glicini, qualche fiore sul tavolino da tè, perdizione di certi attimi, esplorazione della carne e del sangue, cinque sensi che non bastano mai, fantasia che si accende in un incontrarsi lungo milioni di anni, esplorazione di mondi assurdi, paesi lontani che portano i tuoi nomi terreni, reincarnazioni della tua anima, i nostri corpi che esplodono in un fascio di luce multicolore, nel momento in cui ci stringiamo, nell’istante in cui io mi faccio te e tu, tu diventi me, e non c’è distanza a dividerci e non esiste tempo che possa separarci, la nostra vecchia pelle, oramai morta, a qualche metro da noi.
Chiudo gli occhi, sorrido a te, sorrido a me, all’esistenza, al profumo dei fiori, al caldo della fiamma che danza nel camino, al freddo, alla musica che lentamente, da forte, declina in un silenzio eterno, alle voci lontane, eco che da secoli continua a ripetere le stesse frasi, illusione di un attimo lungo un’eternità, l’intera storia dell’universo, cinguettio di uccelli fuori, qualche rumore, lievi distrazioni, il sentirti mia, il sentirmi tuo, nell’attimo che si insinua tra un respiro e l’altro, nell’incertezza dovuta, nello scegliere tra il morire e il continuare a vivere, a sognare, a naufragare, perdizione, sensi che si confondono, linearità che manca, imperfezione che trionfa.
Ti sento scorrere, ti sento scivolare via, ti sento scomparire e poi, il niente, un arrivederci lungo milioni di anni, incontrarsi e perdersi, continuo ritrovarsi per poi lasciarsi, pelli che cambiano, fiori che appassiscono, fuochi che si spengono, soli che tramontano, notti che passano lente, l’insonnia a fagocitarle, la luna a illuminare il loro ultimo segreto, quello più importante, e qualche lacrima, fosse anche solo una, nascosta in quell’abbraccio finale, prima della morte, mentre da qualche parte, un barbagianni, si alza in volo.