Nel ricordo di te, che vivi in me, mi perdo, mi lascio andare a fantasticherie bambine, giochi, risate, sorrisi, magia infantile, momenti lontani sommersi oramai da dune di sabbia, deserto di mancanze, caldo soffocante e, in alto, nel cielo, nemmeno una parvenza di nuvola, pioggia che non cade più, al contrario delle lacrime, che dalla tua dipartita non hanno mai smesso di venir giù. Scuoto la testa, prendo la tua chitarra, improvviso un arpeggio, io e te, cantanti senza canzone, silenzio, rassegnazione, due battiti di cuore in uno, il mio, rumoroso in petto, il tuo, silenzioso riflesso di eternità, tra un pulsare e l’altro.
Due bambini giocano in giardino, si rincorrono, gridano, ridono, schiamazzi piacevoli, musicalità che amo, sorrido, la chitarra in mano, le corde che ancora vibrano per un accordo appena suonato, il gatto dei vicini acciambellato sul tavolo, il sole a riscaldarlo, tranquillità domenicale, l’arrosto appena preparato che cuoce nel forno, un bicchiere di vino rosso, qualche oliva, salumi, formaggi, la mia colazione, intrattenimento racchiuso nell’attesa del pranzo.
Mezzogiorno sta per arrivare, tra poco il timer suonerà, preparerò la tavola, due coperti, riempirò di vino i nostri bicchieri, ti attenderò come ogni anno, invano, per poi mangiare in solitudine, ascoltando uno dei tuoi vinili, immaginandoti lì al mio fianco, nella vecchiaia che non ti è stata concessa, ma che in qualche modo, di riflesso, riesco a donarti, cercando di te ovunque, ricostruendo quell’esistenza che non hai vissuto.
No, niente di macabro, da mia creatrice, a poco a poco, ti sei trasformata in mia creazione, personaggio immaginario che vive nei miei scritti, nelle mie poesie, nelle mie canzoni, figura centrale in tutto ciò che faccio, nel mio semplice muovermi in quest’esistenza.
No, niente di assurdo, piuttosto che lasciarti andare in quel feretro di mogano, indossando quell’orribile gonna plissé color ciclamino e quella terribile camicetta a fiori, ti ho rubata, un’attimo prima che ti chiudessero ermeticamente e ti ho portata con me, nel mio mondo. Moriremo insieme io e te, in un abbraccio eterno tra creatrice e opera, tra creatore e creazione, l’universo mai saprà, chi dei due sia stato il genitore dell’altro.