Qualcosa di te, si perde nell’attesa. In un luogo che non conosco, al di là dello spazio e del tempo, seduta sulla cima di una collina su una coperta di lana, una quercia a farti ombra, qualche uccellino a saltellarti intorno alla ricerca di un pasto per i propri piccoli, primavera inoltrata, esplori i tuoi sogni, ti rifletti in te, e nel tuo osservare al di là, della materialità delle cose, mi vedi, perso da qualche parte, le cose della vita ad occupare i miei giorni, nell’attesa del nostro incontro.
Leggi un libro, e nella tua eterna giovinezza, ti riconosci in ogni pagina, in ogni parola, in ogni idea disseminata qui e là dall’autore di quel manoscritto, le dita della tua mano sinistra ad accarezzare i tuoi capelli, la destra aggrappata al volume, quasi fosse la tua unica speranza, il bagliore di luce che indica la parvenza di una certa normalità, una strada da percorrere per arrivare chissà dove, la via che ti chiama e tu, tu che rispondi senza obiezione alcuna.
Ed è in quel cammino che ti riconosci, in quel luogo – non luogo, dove tutto ciò che vedi ti è familiare e dove ogni cosa sembra salutarti, il cuore che batte, nuovi sogni, speranze, desideri, l’abbandonare il vecchio percorso per un brivido sconosciuto, un’idea, qualcosa che improvvisamente nasce, il telefono che suona, tu che per la prima volta nella tua vita, non rispondi, ti alzi in piedi, la collina che si lascia calpestare, guardi lontano, e di scatto lanci l’apparecchio, rifiuto a tutto ciò che il mondo propone.
Ali spuntano sulle tue spalle, in quell’istante, e poi, senza aver mai provato l’ebbrezza del volo, improvvisamente, quasi fosse la cosa più naturale da fare, ti metti a correre e, cazzo, i piedi non toccano più terra, sensazione di vuoto, lo stomaco va in subbuglio, la testa gira, le orecchie si tappano, gli odori sfondano le tue narici, forse, percepisci un po’ di dolore, gli occhi riempiti di cielo, e poi, un sospiro profondo, uno sbatter d’ali spontaneo, ti alzi sempre più in alto ed ora, chissà dove stai andando, chissà dove ti starà portando il tuo istinto, quella parte di te che ancora non capisci ma che domina la tua vita, chissà, mi chiedo, mentre ti immagino e quasi ti vedo, persa nel tuo volo, diretta verso nuove avventure.
Qualcosa di me vola via. Una gazza solitaria stanca di razzolare in un prato erboso, abbandona il suolo, raggiunge il cielo, cianciare incomprensibile, sparisce all’orizzonte. Mi alzo in piedi, piego la coperta di lana, tocco delicatamente il tronco della quercia, dopodiché mi allontano, tranquillo, c’è ordine nella mia mente, c’è ordine nell’universo, e questa è l’unica certezza che ho.