Quel che sono, un respiro, un battito, un pugno di pensieri che si sgretolano contro l’irruenza della vita, la passività della morte, corpi inanimati dei quali riusciamo soltanto a dire: sembra che dormano. Piove. Il cielo, un’ombra grigia allungata sulle centinaia di vite che popolano questa città, non dà tregua al mio sguardo, alla ricerca disperata di uno spiraglio azzurro.
Giugno che giunge, estate che avanza, temporali improvvisi, in mutande e maglietta, seduto sull’erba, mi lascio accarezzare dalla pioggia che cade, gli occhi chiusi, a meditare, a cercar di raggiungere quel rilassamento del quale non posso fare a meno, la vicina che suona il pianoforte, note che mi circondano a sorreggere la mia schiena, ad accarezzare la mia pelle, ad alleggerire il peso sulle mie spalle, a rilassare i miei muscoli.
Vorrei ringraziarla, Sandrine, le sue dita morbide che scorrono sui tasti del pianoforte, quasi fossero guidate da un intuito divino, il suo buonumore che traspare dalla musica e, attraverso la finestra aperta del suo appartamento, giunge fino a me. Presto tornerà a suonare in giro per la Francia, nell’attesa, assaporo i suoi concerti, tappeto musicale sul quale ho la fortuna di poter stendere i miei passi, diretto verso la pace dei sensi, parvenza di tranquillità, ricercata, dovuta, pretesa.
Sentimenti controversi, felicità e tristezza che fanno a cazzotti, in questo mese per me ambivalente, in questo mese che mi ha visto nascere e morire, in vita, una spada di fuoco e ghiaccio a trafiggermi il cuore, impossibile guarire completamente da quella ferita.
Sentimenti controversi, mi lascio andare, la musica di Sandrine a guidarmi altrove, rilasso i muscoli, mi svuoto completamente, percepisco ogni goccia che cade dal cielo, e poi, poi apro gli occhi, e come in trance, attraverso le centinaia di stanze costruite in ogni giorno di vita vissuta, fin quando, giunto nell’ultima, ti trovo, ad attendermi.
Ti abbraccio, mi abbracci, Iside e Osiride nuovamente insieme, e tu, tu fecondi la mia mente, mentre io piango, rido, piango, non so più che sentimenti provo, tanto sono intensi. Poi, improvvisamente scompari, tutto si trasforma, e la musica di Sandrine mi riporta nuovamente nel mio giardino.
Non si può sconfiggere la morte, ma forse, si può sconfiggere la morte in vita, la ferita mai rimarginata a ricordare la battaglia, il cielo che si apre, un raggio di sole ad accarezzarmi, mentre la pioggia continua a cadere.