Dell’abbracciarti, raccontare non posso, sensazioni che si accavallano, spalancarsi di mondi paralleli, perdizione, il profumo della tua pelle, l’incastrarsi del mio volto sul tuo collo, una piccola imperfezione cutanea, neo, buco nero all’interno del quale vengo risucchiato, oscurità, le tue mani che scivolano sulla mia schiena, le mie che tentano di afferrarti, ombra sfuggente, fantasma che scompare, urla smarrite in un silenzio angosciante, corde vocali che non vibrano, arti che non rispondono più ai miei comandi motori, immobile, divento meteora e fluttuo oltre lo spazio e il tempo.
Staticità, volontà costretta in un corpo divenuto pietra, provo a spingere mani e piedi che non ho più, quasi mi percepissi prigioniero della roccia stessa, non succede niente, il panico cresce, terrore, trovo rifugio nella fuga mentale, il pensiero vola altrove, la meteora è la mia ancora, peso al quale, in qualche modo, sono fissato, oggetto che definisce il mio statico qui e ora, mentre la coscienza velocemente si espande, passato, presente e futuro si accartocciano su sé stessi, posso essere ovunque e da nessuna parte.
E c’era un tale che ogni giorno bussava alla mia porta per offrirmi delle more appena raccolte, un uccello variopinto che si posava sempre sulla mia spalla, un gatto rosso che in qualche modo appariva davanti a me, un cane nero che infilandosi tra le mie gambe cercava irrimediabilmente di farmi cadere per terra, uno bianco che puntualmente provava a difendermi, c’era una pera che diventava una mela e poi, volava via sotto forma di farfalla rossa, un roseto fiorito in giardino ad attirare la sua attenzione, ed io, ero tutte queste cose intorno a me, ed ero me, ed ero la pietra che fluttuava nell’universo, volteggiare infinito, non un movimento, non un suono.
Dell’abbracciarti, raccontare non posso, che da porto sicuro quale eri, diventata sei il molo dal quale la mia nave ogni giorno parte, esplorazione, scoperta, assurdi universi, percezioni alterate, domande che si aprono, pensieri che si allungano, sciogliersi della materia, liquefarsi dell’esistenza, mare oscuro all’interno del quale mi immergo, l’angoscia del risveglio, il mattino che si apre, e poi, davanti a me, l’illusoria realtà.