Un intreccio di storie, la notte che piano piano si srotola davanti a me, il sonno che non arriva, un bicchiere di whiskey con ghiaccio, delle olive, un po’ di mandorle, una pila di libri, ricerche, letture, pensieri che scivolano sulla mia pelle, raggiungono le mani, le dita, impegnate a sfogliare, pagine su pagine, occhi che cercano, idee che si accavallano e che puntualmente registro, vocali sul telefono, ho salvato poco fa il trecentonovantesimo, follie che fanno parte del mio vissuto, convivere con me stesso, a volte, può essere un incubo mascherato da sogno.
Mi lascio andare, la schiena sbatte contro la spalliera del divano, i cubetti di ghiaccio tentennano nel bicchiere, silenzio che per un secondo s’interrompe, squarcio sonoro, momento nel momento, sospiro, chiudo gli occhi, porto il whiskey alle labbra, bevo tutto d’un fiato, ghiaccio che finisce sulla mia lingua, bruciore alla gola, freddo in bocca, schiaffi sensoriali, penso a te che dormi tranquilla nel tuo lettino, vorrei avere ancora la capacità che hai tu, d’addormentarti velocemente, quel tuo chiudere le palpebre e lasciarti andare, non mi succede da almeno trent’anni, ma questa è un’altra storia, non c’è nell’intreccio di cui parlavo, e non ho voglia di aprire certi cassetti in notti come questa, senza luna, senza conforto alcuno, se non il pensiero di te, dei tuoi occhi, i miei talismani contro tutti i mali.
Apro le mie, di palpebre, mi guardo intorno, i libri sono ancora davanti a me, la penna che utilizzo per prendere appunti è caduta per terra, vicino ai miei piedi, la raccolgo, comincio a scrivere su una pagina bianca tutto quello che mi passa per la testa, paure, incertezze, dolori, gioie, e tra queste ultime, ci sei tu:“…c’è qualcosa nei tuoi occhi che non riuscirò mai a cogliere completamente, e che continuo ostinatamente a voler capire, va bene così, eterna routine, qualcuno potrebbe chiamarla scusa, io la definisco passione di te, per poter continuare a fissarti, tu seduta sul letto, io per terra, le mie mani sulle tue ginocchia, ridiamo entrambi quando lo faccio, quando le mie pupille incontrano le tue e non riescono a lasciarle, mentre tu, già mi sfuggi, già sei oltre il mio passo, ed io, certo, ne sono felice, ma quanto è travolgente quella malinconia associata alla felicità del momento, andare al cinema e sapere come si conclude la pellicola, non è mai piaciuto a nessuno, figurati a me.”