Respiro e galleggio, ubriaco, in una piscina, foglia secca caduta da un albero, mi lascio andare, attraverso lo spazio-tempo, esploro l’infinito, pensieri che si specchiano sulla superficie dell’acqua sono il riflesso, del riflesso, del riflesso di qualcosa, immagine distorta, vibrazioni anomale, un soffio di vento, accapponarsi della pelle bagnata, cielo azzurro a sfondarmi gli occhi, da molto lontano, giungono alle mie orecchie suoni incomprensibili, voci, parole che non riesco a identificare, moltitudine di linguaggi, aereo che taglia in due il mio campo visivo, striscia bianca, una donna grida parole senza senso e fugge via, i suoi passi sul suolo sono sincronizzati con il battito del mio cuore, ricordi invadono la mia mente, in un’altra vita avevo un parente Indiano che, appoggiando l’orecchio al suolo, riusciva a capire quanto distanti fossero i nemici, lo schermo di un cinema, la sua Riserva personale, John Ford il suo padrone, chiudo gli occhi, lo rivedo sorridere, la Death Valley dietro di lui, tramonto rosso, un serpente a sonagli che si avvicina, ci inghiotte entrambi, nel suo stomaco galleggiamo, o forse no, forse, siamo solo morti, e questo è soltanto l’ennesimo incubo di una mente intossicata di cinema e chissà cos’altro, un amico lontano, fa scorrere le sue dita sui tasti di un pianoforte, le sue note arrivano fin qui, portate dal vento, piango. 

Respiro e galleggio, ubriaco, in una piscina, musica, immagini, angoscia che attraversa il mio corpo, grida lontane, ho bisogno di nuotare ma il corpo non risponde ai miei comandi motori, ribelle, si ostina a restar fermo, ho bisogno di sparire, dissolvenze, tempo che ristagna, silenzio che si specchia, ed oltre il riflesso, pensieri che fuggono via, camminano sull’erba, spariscono oltre la siepe diretti chissà dove, mente vuota, il buio dentro me, percezione dell’istante vissuto, pulsazioni, respiri e poi, l’assurda esistenza racchiusa nell’inesistenza, arrossisco, impallidisco, tempo che affonda, si adagia sulle mattonelle azzurre, dilatazione dell’istante vissuto, un caimano entra in acqua, si avvicina, apre le fauci, mi inghiotte, nel suo stomaco, galleggio, o forse no, forse, sono solo morto, e questo, questo è solo l’ennesimo incubo di una mente intossicata dall’amore e da chissà cos’altro, un amico lontano, fa scorrere le sue dita sui tasti di un pianoforte, le sue note arrivano fin qui, le sue note sono il vento, piango. 

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