Blocchi di appunti, idee, ipotesi, pensieri, annotazioni strane, oramai quasi incomprensibili, tutto sparso sulla mia scrivania, ordine, disordine, connessioni che si creano e si distruggono in un attimo, mente che vaga, non si ferma, ragiona, crea, occhi che esplorano il mondo circostante, la tazza di caffè appena fatto, il monitor del computer, di nuovo la tazza, il giardino oltre il vetro della porta finestra, gli alberi, le foglie, il terreno, contare i fili d’erba uno per uno, tornare alle foglie, studiarne il movimento, da piccolo, ero affascinato dai filmati in bianco e nero che mostravano paesaggi avvolti nel vento, tutto si muoveva in maniera così rapida, tutto appariva così tetro – certe dinamicità monotone, movimenti ripetitivi, mi angosciano, mi inquietano… – penso, ricordando alcuni pomeriggi al Centre Pompidou di Parigi, dove restavo ore in quelle sale buie, davanti a monitor che trasmettevano sempre gli stessi filmati sperimentali, ripetizione, ripetizione, ripetizione, bianco, nero, tonalità di grigio, provavo nausea, ma non riuscivo a staccare lo sguardo da quelle immagini, il resto del mondo scompariva, provavo un morboso piacere a visualizzarmi in quelle scene che tanto mi perturbavano, meccanismi cerebrali, esplorazioni della mente, blocchi di appunti impilati in maniera disordinata, idee che racchiudono angosce terribili, pensieri inconfessabili, annotazioni strane, scritte a penna in maniera veloce, mentre ero su un aereo, su un treno, quasi sempre in giro per il mondo, impossibilità di traduzione, tutto sparso qui, davanti a me, sulla mia scrivania, il monitor acceso, parole, parole, parole, e dietro la finestra, il vento che avvolge tutto, alcuni uccelli che si alzano in volo diretti chissà dove, i rami dell’albero, ne ho contati più di duecento, poi mi son perso, attratto dalle foglie, dai fili d’erba, mentre invano, l’odore del caffè, tenta in qualche modo di riportarmi alla realtà, scardinarmi dai pensieri più cupi, c’è qualcosa che mi ossessiona, che mi turba, in certe dinamicità monotone, un brivido percorre la mia schiena, un soffio di vento fa vibrare alcune margherite in maniera ossessiva, di nuovo la schiena, di nuovo le margherite, un corvo plana su un ramo del salice piangente, gracchia ripetutamente, lo osservo, fisso i suoi occhi, i movimenti della sua testa, scatti verso destra, verso sinistra, poi di nuovo verso destra, infine, il volo, vibrazioni del ramo al levarsi delle zampette, vibrazioni della mia schiena, vibrazioni delle margherite, dei fili d’erba, c’è qualcosa che m’inquieta nella monotonia di certi movimenti, convulsioni esistenziali, crisi del pensiero.