Finalmente ritrovo il sogno…finalmente ritrovo te…

Niente da aggiungere, se non un ultimo, titubante, respiro, prima di addormentarmi, la notte a chiedermi mille perché, domande alle quali non so trovare risposta, angoscia della parola mancata, voluta, pretesa e non trovata, fazzoletti di carta intrisi di lacrime, ti ho visto morire e non ho potuto far niente, ti ho visto morire sì, la fine di questo inizio che chiamiamo vita, si può solo guardare così, rassegnazione – quella volta fu molto dura… – dicesti prima di andartene, confermo, è molto dura, risposte senza domande, la paura di chiedersi qualcosa, una bottiglia di whiskey che lentamente si svuota, sorso dopo sorso, pensiero dopo pensiero, angoscia che chiama angoscia, che chiama ancora angoscia, spirale, vortice infinito, scivolo giù, la testa che gira, le immagini che scorrono, osservo la notte attraverso il vetro della bottiglia, dall’altra parte io, te , un noi che adesso è cambiato, evoluzione non ancora compresa, vorrei capire, vorrei morire, lasciarmi andare così alla dolcezza dell’ultimo attimo, dell’istante infinito, affacciato sul baratro dell’universo, oltre di esso, chissà cosa ci sarà mai, chissà cosa hai trovato. 

Sul tavolo un posacenere vuoto, chiama sigarette, fumo, mozziconi, resisto, non esisto, un cane che abbaia nella notte, ombre oscure ad attrarre la sua attenzione, rumori, odori, sta arrivando un’altra estate, il caldo che odiavi, che odio, si sta già facendo insopportabile, latrato rabbioso, nemmeno quel cane riesce a dormire, come me si perde in questo ultimo, titubante respiro, un attimo prima del meritato sonno, chiudo le palpebre, il buio mi avvolge, il cane si calma, nessun rumore. 

Il suono della tua voce che riempie improvvisamente il silenzio appena sceso, è tutto ciò che percepisco, il suono della tua voce e l’odore del tuo dopobarba, adesso che concentro la mia attenzione ad analizzare meglio gli stimoli sensoriali che solleticano il mio cervello.

Assenze, mancanze, presenze, risposte a domande che non voglio pormi, domande alle quali non voglio dare risposta, passi che si avvicinano, presenze, mancanze, assenze, certezze che trovano rifugio nell’illusione.

Percepisco la tua mano ruvida che mi accarezza il viso, riconosco ogni singola falange, ogni screpolatura della pelle, odore familiare, alzo un braccio, la mia mano sulla tua, non posso toccarti, e mi ritrovo così, occhi chiusi, a sfiorarmi la guancia. 

Le mie dita, riconosco ogni singola falange, ogni screpolatura della pelle, odore familiare.

Nel conforto di un qualcosa di speciale, contatto con te, mi lascio andare e, giunto alle porte della notte, trovo il meritato sonno. 

Finalmente ritrovo il sogno, finalmente ritrovo te.

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