Ancora una notte insonne…

Eccola qui, un’altra notte insonne, tormenti che non mi abbandonano, paure, angosce, cappio stretto intorno al collo, il mio corpo che, appeso al lampadario del salone, dondola in maniera inquietante, ombra scura che si stampa sulla parete bianca, il ronzio di una zanzara, a rompere il silenzio che regna all’interno della casa, portale di connessione inaspettato, tra il regno dei vivi e quello dei morti, la luce fioca delle candele, barlume di speranza, salvezza, sembra essere l’unica traccia di una presenza benigna all’interno di queste mura che, minuto dopo minuto, s’impregnano sempre di più di un odore terribilmente intenso, buio ad avvolgere certi angoli del salone, a far da contrappeso alla fiamma incerta delle candele, il male a nascondersi dentro di esso, ad attendere silenzioso il momento giusto, per prender possesso di tutto quanto.

Eccola qui, un’altra notte insonne, un bagliore strano ad invadere il mio campo visivo, sbrilluccichio inquietante, la zanzara che continua a perseguitarmi, le candele che lentamente si consumano, un dolore al petto che aumenta ad ogni battito del mio cuore, brividi che corrono lungo la mia schiena – Ma che cos’è questo sentimento negativo che m’invade in queste notti? Quando, nonostante io ci provi, disperatamente, non riesco a trovare il meritato sonno, quando finisco così, anima in pena, a vagare senza meta, nel buio, nessuna risposta alle mie numerose domande, nessun modo per lenire le mie ferite, per placare le mie paure, le mie angosce, per calmare i miei tormenti… cos’è questo sentimento terribile che provo in questo momento? – mi chiedo, alzandomi dal divano e cominciando a passeggiare nervosamente per tutto il salone, la fiamma delle candele che trema, quasi si spegne, ogni volta che mi avvicino a loro. 

Eccola qui, un’altra notte insonne, ore che passano velocemente, una dopo l’altra, l’alba che si avvicina, io che quasi l’attendo, sperando di trovare in lei una parvenza di conforto, un rifugio, sperando di trovare in lei il meritato riposo che, in queste ore di buio, non mi è stato concesso. 

Torno a sedermi sul divano, afferro uno dei tanti libri che sono impilati sul tavolino da tè, mi metto a leggere, mentre fuori, nel buio, riecheggia senza sosta il latrato di un cane rabbioso. 

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