Non possiedo il tempo, né lo spazio, e l’illusione del contrario mi ha stancato, affaticato, distrutto, tagliato in migliaia di minuscoli pezzi, dispersi per tutto l’universo, pulviscolo luminoso, impalpabile, che vaga senza meta, chiudo gli occhi, cerco di meditare, non ci riesco, il venerdì è così, una spina nel fianco, il giorno che detesto, senza sapere nemmeno il perché – Se manca di una sua logica lui, perché dovrebbero averne i miei pensieri? – penso, seduto al tavolo della cucina ad osservare il calendario appeso al muro, a grattarmi violentemente l’alluce del piede sinistro, bersaglio preferito di alcune zanzare che girano per casa, e delle quali non riesco a liberarmi, mentre aspetto impaziente che arrivi il sabato.
Niente da aggiungere, la vita è così, attesa, occultata dall’illusione di possedere il tempo, desiderio di spazio, interpretato in tutte le sue forme, io che non possiedo né l’uno, né l’altro, l’illusione del contrario a mordermi, mangiarmi, masticarmi, digerirmi e trasformarmi, escremento che si allunga sull’erba, il caldo estivo ad essiccarlo – Ho sempre preferito la storia delle cellule a quella della polvere… – penso ancora, mentre guardandomi intorno, noto, sul muro, una crepa che prima non c’era, una scheggiatura sul vetro di una delle finestre, le mattonelle della cucina rovinate, dettagli, imperfezioni delle quali non mi ero mai accorto, la vita è così, attenzione limitata, se ti concentri troppo sul tempo, perdi la cognizione dello spazio, viceversa, se ti concentri troppo sullo spazio, perdi la cognizione del tempo, due facce della stessa medaglia, doppie eliche che roteano su sé stesse, movimento infinito, cominciato chissà quando, diretto verso chissà quale evoluzione, verso chissà quale terribile fine.
Giorni così, venerdì così, respiro che s’infrange tra i denti rovinati, la bocca impastata, la lingua che brucia, sangue che esce dalla mia narice destra, dolore alla cicatrice che ho sulla fronte, fitte al petto, e non riesco a smettere di grattarmi l’alluce del piede sinistro, arrossato, screpolato, bersaglio preferito di certe zanzare che girano per casa da giorni, l’estate a portarle con sé, chiudo gli occhi, respiro profondamente, provo ancora a meditare, non ci riesco, un fremito percorre il mio corpo, calma irraggiungibile – Ma quando cazzo arriva il sabato? – penso, il gatto dei vicini che raspa alla porta cercando di attrarre la mia attenzione, io che apro – Entra Heisenberg… – gli dico, accarezzandolo dolcemente.