A proposito di te, che rifletti…

C’è qualcosa di enigmatico nel tuo sguardo, riflesso nello specchio, lo intuisci, osservandoti così, semplicemente, tuttavia non riesci a coglierlo, quel “qualcosa”, e continui a esplorarti minuziosamente, cercando di capire, individuare, carpire il tuo più intimo segreto, il tuo mistero più profondo, al quale non ti è dato accedere, almeno apparentemente, il canto di un merlo che proviene dal fico in giardino, a distrarti, tu che guardi fuori dalla finestra, cerchi di individuarlo, non lo vedi, e deluso torni a riflettere, a rifletterti nello specchio, pensieri che ti ronzano in testa, miriadi di zanzare entrate chissà come dentro al tuo cranio, confusione mentale, chiudi le palpebre, respiri profondamente, le apri nuovamente, la tua immagine sempre riflessa d’innanzi a te, il merlo che non smette di cantare, tu che guardi ancora fuori e finalmente lo individui, adesso zampetta sull’erba alla ricerca di cibo, i fichi ancora immaturi a sbeffeggiarlo, sorridi, storie di altri riflessi, animali quali siamo, storie d’istinti, storie di coscienze e perché no, anche di incoscienze, specchi riflessi, processi circolari, feedback, feedforward, e poi, autoregolazioni infinite, spirali, ghirlande in fiore, domande su domande, su domande, che ogni giorno si accumulano, complessità nella complessità, serie inesauribile di scatole cinesi, oltre l’ennesima apertura, un ennesimo coperchio, tu che non puoi far a meno di pensare che forse, proprio per questo si suol dire: “Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi…”, scuoti la testa, connessioni così, che si allungano, una incatenata all’altra, in questo sabato mattina, soltanto apparentemente tranquillo, tu che rimugini su ogni dettaglio, osservi il tuo volto, ti perdi, nel cercar di penetrare l’enigmatico mistero che avvolge il tuo sguardo, il cuore che batte forte, il merlo che fuori continua a cantare, a zampettare nell’erba, alla ricerca di cibo, nutrimento, alla ricerca di ciò che lo tiene in vita, alla ricerca di quel “qualcosa” nascosto chissà dove, tra i miliardi di fili d’erba mossi dalla leggera brezza mattutina, mentre più lontano, da qualche parte, una ragazza suona la chitarra, un bambino piange, un vecchio legge il giornale, una donna anziana seduta su una poltrona lavora a maglia, un uomo si alza, va in bagno, ancora addormentato si guarda allo specchio, perplesso.

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