Solo. Intorno a me la notte, a circondarmi, a invadere i miei sensi. Braccato da pensieri cupi, mi lascio cadere sulle ginocchia, quasi a chiedere perdono, quasi a implorare clemenza, preghiera, supplica – Morte, non vincerai… – grido in silenzio.
Una candela, poggiata sulla credenza, da lunga che era, è diventata più piccola di un tappo di bottiglia, involucro vuoto, un calice di vino pieno a ricordarne il contenuto, e rischiara poco l’ampio salone, il ticchettio del pendolo, unico suono a rompere il silenzio che regna all’interno di queste quattro mura
Respiro, appoggiandomi al tavolo da tè, mi alzo di nuovo in piedi, dolore lieve alle ginocchia, chiudo le palpebre, le apro nuovamente, vago altrove, viaggio nel viaggio, in alcuni ricordi felici trovo riparo, fiamma della candela che trema, si affievolisce fino a spegnersi, luce artificiale di un riflettore che improvvisamente si accende, mondo nuovo intorno a me, campo di girasoli, colline a precedere colline, che si perdono lontano, all’orizzonte, verde e azzurro, cielo senza nuvole, a incontrarsi, fondersi insieme, il gelo nel cuore che scompare, felicità, battito regolare.
M’incammino per una strada di campagna, il rumore dei miei passi che battono sui sassi, rumore sordo, ad accompagnarmi, alcuni uccelli che volano alti nel cielo, a rompere la regolarità di quell’azzurro surreale, e poi, folate di vento caldo, odori di piante e frutta e chissà quale altro prodotto della terra, una strana gioia a percorrere il mio corpo, ad accarezzare la mia pelle, solleticare i miei neuroni, mi sento tranquillo, mi sento rinato, mentre mi perdo in questo incredibile paradiso.
Non so più dove mi trovo, un attimo fa ero all’interno del mio salone, adesso non so dire in quale luogo sono finito, benessere e felicità che si contrappongono ad una strana angoscia, paura dell’ignoto, forse terrore di esser morto, forse, chissà che cosa, pensieri che s’infrangono contro questo panorama che mi circonda, che corrono via, oltre le colline lontane, un universo infinito ad attendermi, nessun essere umano a vagare con me, a stendere i passi su questa strada.
Improvvisamente, una luce incredibile e prepotente, ricopre tutto quanto, quasi mi acceca, dolore agli occhi, non riesco a vedere più niente, il suono di una voce, lingua che non conosco, risuona nelle mie orecchie, non so cosa stia dicendo, ma una risposta mi nasce dentro, spontaneamente, quasi di riflesso la grido ai quattro venti: “ Dammi una ragione per amarti…”.