Sogni, parentesi notturne…

E mi rifletto in un sogno, attività cerebrale notturna, buio, caldo soffocante fuori dal mio corpo che, disteso nel letto, dorme tranquillo, fresco intorno a me, che passeggio, da solo, in un bosco, alberi ovunque, impossibile osservare il cielo, impossibile vedere al di là dei loro rami, penombra strana, sottobosco angosciante, mi guardo intorno, apro la bocca, soffio, nuvola di fumo azzurro che fuoriesce dalle mie labbra e che, rapidamente, assume la forma di un fiore, petali colorati che si allargano, si schiudono, diventano le ali di un variopinto uccello, che vola via, oltre il verde delle foglie, il cielo ad attendere il suo arrivo.

Resto immobile, lo guardo sparire tra i rami degli alberi, quell’uccello meraviglioso, la sua lunga coda verde, le sue grandi ali azzurre, so di sognare, so di dormire, ma non è importante, stendo un passo, un altro ancora, cammino senza meta, vago, albero, albero, albero, e poi, una radura, il cielo che si offre ai miei occhi, rosso, sera inoltrata, tramonto, guardo in su, mi par di vedere ancora l’uccello, la sua silhouette, macchietta nera sempre più piccola, chiudo gli occhi, sorrido, so di sognare, so di dormire, ma non è importante, tintinnare di campanellini che, improvvisamente, giunge alle mie orecchie.

Mi volto, guardo verso il bosco, luogo di provenienza del suono, e vedo un uomo, borsalino in testa, completo nero, cravatta, scarpe di cuoio, una benda sull’occhio sinistro, che avanza verso di me, spingendo un carretto – Gelati! – grida osservandomi e alzando la mano destra in segno di saluto – Arrivo!! – rispondo, camminando sicuro, la mano sinistra in tasca a cercar qualche moneta per acquistare un cornetto, l’uccello variopinto che in quel momento, ricompare nuovamente, si posa sulla mia spalla. 

Mi rendo conto rapidamente, di non aver monete in tasca, di non poter acquistare il gelato, l’uomo che si allontana, scocciato, nel momento in cui realizza che non ho contanti per pagarlo, tintinnare di campanellini che si fa sempre più basso, fino a scomparire definitivamente nelle profondità del bosco.

Labirinti onirici così, all’interno dei quali, in notti come questa, mi riconosco, mi perdo, risveglio notturno improvviso, il buio intorno a me, il caldo a invadermi, sudore, sudore, sudore e poi, il ricordo distorto del sogno appena fatto che, velocemente, scompare dalla mia coscienza, nuvola di fumo azzurro che evapora, lasciando spazio a centinaia di altri pensieri, io che cerco di afferrarla tra le dita, mentre scrivo ciò che ricordo sul mio quaderno per gli appunti, mentre cerco di dar forma ai miei più confusi pensieri – …sul tentar di afferrare l’inafferrabile, potrei scriverci un trattato… – sussurro piano, rivolgendomi alla notte.

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