Languida è la notte, fatta di buio e silenzio, nuvole nere a coprire il cielo. Languida e immobile, la percepisco, dai suoi toni scuri vengo rapito, pensieri che mi avvolgono – Dovrei essere altrove, e invece… – dico a voce alta, rivolgendomi a un interlocutore apparentemente inesistente, un attimo prima di portare il bicchiere di vino, che tengo stretto nella mano destra, alla bocca, e bere tutto d’un fiato.
Notti così, come quelle che a volte, passavamo insieme, un po’ di musica, qualche libro appoggiato sul tavolino da tè, alcune poesie, le leggo, le commento, le interiorizzo, e ogni tanto, una lacrima scivola giù, lungo le mie guance, lungo la mia esistenza, tristezze, amarezze, oltre questa oscurità che mi circonda, oltre questo silenzio così pressante, che mi schiaccia su questo divano, il bianco del soffitto a invadere i miei occhi, le parole di alcuni poeti, sconosciuti ai più, rime che si perdono nel tempo e nello spazio, nella tristezza di notti vissute centinaia di anni fa, notti senza luna, come questa.
Mi guardo intorno – Dove sei finita? Ti recitavo questi versi, e poi, fremiti, brividi che percorrevano i nostri corpi nudi… e adesso? Cosa resta di tutti quei momenti? – penso, mentre mi perdo in ricordi lontani, versi antichi a guidarmi, la mia memoria ad accogliermi, rifugio, riparo, oltre il tuo ricordo, oltre il mio ricordo, queste pagine che stringo tra le mani, parole che diventano confuse, un attimo prima di chiudere gli occhi, un attimo prima di lasciarmi andare alla stanchezza accumulata durante il giorno, un attimo prima di addormentarmi e trovar così riparo, nella mia dimensione onirica personale.
Niente da aggiungere in notti come questa, che cominciano all’insegna di esplorazioni letterarie fameliche, e terminano nell’integrazione delle opere lette, di ciò che è stato scritto da altri, in epoche vicine e lontane, con ciò che ho vissuto, universi multidimensionali che si intersecano tra di loro, a generarne uno nuovo, più complesso, dove io, te e tutti questi scrittori, abitiamo lo stesso mondo, la stessa epoca, esistiamo nello stesso attimo.
Penso a questo un attimo prima di scivolare in un sonno profondo, i miei sogni che si materializzano alla mia coscienza, oltre una notte così, come quella che mi accingo a vivere, tu, io, questi libri, poesia eterna, versi scritti secoli fa, che continuano ad evolvere nelle nostre storie, si trasformano, vivono nuove vite, senza morire mai, immortalità nella mortalità.