E c’era il buio, e c’eri tu, mi fermo, rifletto per un istante, non ricordo se c’erano odori, non ricordo se c’era della musica, non ricordo, purtroppo, nemmeno i dettagli del tuo volto, che lentamente, giorno dopo giorno, si confonde con la fisionomia di altre centinaia di persone incontrate in tempi e spazi diversi, che sfocato, si presenta alla mia mente, adesso, fantasma, io che scuoto la testa – Detesto la memoria, che a volte, fallisce nel suo compito… stupido no? Voler ricordare sempre tutto quanto, non voler lasciar andare niente, il bello, il brutto, voler integrare sempre tutto insieme, non un respiro, non un passo, senza che appaia un’immagine passata, fondere ciò che è avvenuto e ciò che sta avvenendo per costruire un unico, costante, presente… stupido… o forse, no… – penso, mentre ascolto Monk che suona per me, un piano a coda, nero, al centro del mio salone, le sue dita sui tasti, un bicchiere di whiskey a qualche centimetro dal suo naso – Anche tu caro Thelonious…pensi che sia una follia? – gli chiedo, lui che non mi guarda, non risponde, non mi guarderà, non risponderà, avvolto dal buio, la sua musica ovunque, avvolta dal buio tu, che compari, improvvisamente.
E c’era il buio, e c’eri tu, e c’era il profumo dei tulipani freschi – Compravo sempre tulipani freschi al mercato del mercoledì… rosa, rossi, gialli, arancioni, cazzo quanto li amavo… – ti dico, ripensando a quelle creazioni multicolori che sbattevano, che sbattono, contro la musica proveniente dal pianoforte di Monk, sì, c’era anche la musica di Thelonious, e il tuo volto, era il volto che sto guardando adesso, occhi negli occhi – Un ballo, ancora un altro ballo… – mi dicevi, io che non sapevo dir di no, e poi, il salone, girare infinito, quadro, parete, quadro, vaso di tulipani, bicchieri di champagne, quadro, parete, vaso di tulipani, qualche foto, il tuo, il mio sorriso, le tue mani morbide – Stupido no? Voler ricordare sempre tutto quanto, non voler lasciar andare niente, il bello, il brutto, voler integrare sempre tutto insieme… – ti dico ancora, la tua ombra ad osservarmi, Thelonious a qualche metro da te – Un ballo, ancora un altro ballo… – mi dici, avvicinandoti lentamente, io che ti stringo, tu che mi stringi, io che ti guardo, sorridendo, tu che mi guardi, sorridendo, Monk che si volta, ci osserva, annuisce con la testa, interrompe la musica, un istante, per poi riprendere – These foolish things… – ti sussurro all’orecchio – Te la ricordi? – ti chiedo, tu che annuisci – Allora… un ballo, ancora un altro ballo… – concludo, i nostri piedi che cominciano a muoversi, immagini di noi ad ogni passo – Integrar ciò che è avvenuto e ciò che sta avvenendo, per costruire un unico, costante, presente, stupido…o forse, no…