Un tappo di sughero, un lucchetto aperto, il vuoto al di là di una porta chiusa, cerco, cerco continuamente, a volte trovo, a volte no, come tutti, ma non è importante.
Guardo fuori da una finestra rotta, una signora che non conosco, sul suo terrazzo, sbatte un tappeto, un uomo col cappello passeggia con un dobermann al guinzaglio, un bambino, zaino in spalla, si dirige a scuola, una ragazza in tenuta sportiva, auricolari nelle orecchie, corre, mentre lontano il temporale, sembra che attenda solo il momento giusto, per riversare tutta la sua violenza sulla città, su di me.
Giorni così, prendo il tappo di sughero, lo muovo tra le dita, lo stringo forte, poi, lo lascio cadere per terra, lui rotola lontano dai miei piedi, io mi siedo sul divano, osservo la porta chiusa, groppo in gola, smania che mi avvolge, temporale fuori, temporale dentro.
Inquietudini così, chiudo le palpebre, le apro, le chiudo, le apro nuovamente, osservo il tappo per terra, il lucchetto aperto, la porta, pezzi di me sparsi per casa, pezzi di me dispersi un po’ ovunque, nell’impossibilità di raccoglierli, nell’impossibilità di metterli insieme, si nasconde il segreto delle mie frustrazioni, dobermann che improvvisamente entra dalla finestra rotta, mi assale, mi morde alla gola, mi sbrana, addenta la mia carne, mi mangia, e poi, si siede sul divano, chiude le palpebre, le apre, le chiude ancora, le apre nuovamente, osserva le mie ossa, il mio sangue, i pezzi di carne strappati dal mio corpo, residui del suo pasto, osserva il tappo di sughero, il lucchetto aperto, la porta, pezzi di sé sparsi per casa, pezzi di sé sparsi un po’ ovunque, nell’impossibilità di raccoglierli, nell’impossibilità di metterli insieme, si nasconde il segreto della sua rabbia, il segreto della sua esistenza nell’inesistenza, il segreto del nostro legame.
Apro la finestra rotta, entro in casa, attraverso il salone, mi dirigo verso il divano, il cane mi osserva, mi avvicino, lo accarezzo, mi siedo di fianco a lui, sangue a bagnarmi i pantaloni, la camicia, tibia che scricchiola sotto la scarpa destra, il dobermann che appoggia la testa sulla mia gamba, io che mi guardo intorno, lui che si addormenta.
Anatomia di un omicidio: sangue, ossa, carne, vita, morte, colpevole lui, colpevole io.