Ricominciare al sabato, camera, cucina, bagno, di nuovo cucina, camera, fogli sparsi ovunque, parole da tenere, parole da buttare, spazi bianchi su cui rimuginare, pensare, immaginare, agonizzare, uccidersi, e poi, creare, momenti, momenti, momenti, silenzi e rumori, poi silenzi, poi rumori, il caffè che fa schifo, moka rovinata, il latte finito, la brioche, un ultimo trancio, devo andare al supermercato, devo gettarmi nella mischia, ma non ne ho la motivazione e mi perdo tra i pensieri, tra le idee, gettandomi ora sul divano, ora sul letto, traccheggio, dondolo, passando da una intuizione all’altra, il telefono che suona, anonimo, io che non rispondo, lascio cadere così lo squillo, lascio cadere così il vuoto, spazio-tempo che si espande e si contrae, per poi espandersi di nuovo, io che sbatto le palpebre ripetutamente, buio, luce, di nuovo buio, ancora luce, il braccio destro che si intorpidisce, posizioni scomode, vite scomode, momenti scomodi, oltre il prossimo istante, oltre il prossimo pensiero, il borbottare della macchina da caffè, sul riprovare a far cose venute male, potrei scriverci un libro, una trilogia, forse un’enciclopedia, io che guardo i volumi della Treccani, eredità ritrovata, che campeggiano su una delle mie librerie, tre cani che improvvisamente, al di là della siepe che circonda il mio giardino, abbaiano senza sosta, un labrador, un dobermann, un chihuahua, a giudicare dal tono dei loro latrati, io che chiudo il gas, riempio la tazzina, provo nuovamente a bere, niente da fare, andrò a fare colazione al bar, smorfia che si disegna sul mio volto, delusione che mi assale, io che verso il contenuto della caffettiera nel lavandino, e poi, senza pietà, né rimorso alcuno, la getto nell’immondizia, a volte va così, ricominciare al sabato non è per niente facile, cucina, bagno, camera, salone, di nuovo camera, io che mi vesto, camicia, pantaloni, calzini, scarpe, una giacca e poi, esco fuori, in strada, un passo, un altro passo, al di là del cancelletto verde, portale d’ingresso al mio regno, un signore anziano che stringe due guinzagli, labrador e dobermann seduti sul marciapiede, una ragazza giovane che ne stringe un altro, chihuahua che ringhia in posizione di attacco, io che saluto con un bonjour lasciato cadere nel mezzo a tutta quella vita, loro che smettono di parlare, sorridono, rispondono con cordialità, i cani che mi ignorano, un passo, un altro passo, mi allontano velocemente, sul ricominciare al sabato, potrei scriverci un libro, una trilogia, forse un’enciclopedia, Treccani.