Poco so di te, come poco so del mondo e delle persone che lo abitano e che mi gravitano intorno, pianeti a volte vicini, spesso molto lontani, in questo universo fatto di respiri. Poco so di te e troppo poco so di me, che mi sveglio al mattino con animo ambivalente, ora triste, ora felice, che mi guardo appena allo specchio per concedermi il lusso di non riconoscermi, nel caso mi incontrassi per strada, su un attraversamento pedonale, di qualche città del mondo.
Parole, definizioni, creazione e distruzione del mondo in una vibrazione di corde vocali, realtà e finzioni a braccetto, in un costrutto metaforico che ancor prima di diventar liquido è già evaporato, sostanza gasosa da campo di sterminio. Poco so di te, di me e di loro, nell’inesistenza di un universo infinito e indefinito che si perde, implodendo, un minuto dopo l’altro, un battito di cuore dopo l’altro.
Notte e giorno si susseguono, in un rincorrersi apparentemente infinito, che potrebbe interrompersi in un istante, lasciando a noi la scelta, se continuare a esistere o cadere in balia di una notte lunga da qui all’eternità della vita molecolare. Particelle indescrivibili, imprevedibili, che come lucciole al buio, compaiono e scompaiono a velocità quasi impercettibili.
Poco so di te, di me, di tutto questo accumularsi di materia, di tutte queste energie che si incontrano nell’invisibilità dell’impercettibile. Poco so e non mi basta, nasce così la frustrazione che sento al mattino, quando aprendo gli occhi mi rendo conto di esser ancora qui, dentro questa pelle che continuo ad abitare e a non conoscere. Non sento il mio profumo, percepisco il suono della mia voce in maniera diversa da come la sentono gli altri, non ho certezze, nessun fluido, gassoso.
Poco so di te, di me e del mondo e forse, forse anche quel poco è inesatto, escamotage per concedermi l’illusione di saper qualcosa, per impedirmi di trovar rifugio in quel niente che mi ronza in testa. Così difficile diverrebbe restar attaccati al piacere e al dispiacere dell’esistenza, nel caso quel poco si tramutasse in nulla.
Allora, nulla so di te, di me e del mondo, eccetto una miriade di nozioni utili fino all’istante precedente, nozioni che potrebbero essere disintegrate dal minuto successivo, diventando così costrutti del passato, inutili al presente, se non per il fatto che il presente hanno contribuito a creare. Nulla so di te e del mondo che arriverà tra un minuto, trovo solo un minimo conforto nella speranza che le conoscenze accumulate in passato possano continuare a saziare la mia illusione di sapere qualcosa. Non liquido, gassoso, e quindi, impalpabile, invisibile, talvolta impossibile da odorare, solo una breve sensazione, un’idea, un’intuizione, quel forse al quale qualcuno si aggrappa, al quale io mi tengo stretto.
Così, forse so di te, illusione al mio risveglio all’interno della quale trovo albergo per il cuore, per la mente. Gassosa non liquida è l’esistenza umana e così evapori nella mia vita, evaporo nella tua, mentre la vicina uscendo di casa, estrae dalla borsetta una sigaretta elettronica, la porta alla bocca e vaporizza nell’aria una nuvoletta bianca, intorno a lei una tempesta fatta di pioggia, vento e freddo, violenta il mondo intorno a me.