Mi mancano le passeggiate notturne condivise con il mio vecchio maestro Mario, le nostre escursioni fuori dal tempo e dallo spazio che seguivano quei – Sai ho un problema… – detti quasi timidamente, magari all’uscita di un ristorante, cene consumate all’insegna del buonumore, con la percezione che un avvoltoio svolazzasse sopra il tavolo, alto nel cielo, in procinto di cagarci addosso, quello che non si riusciva a dire. Uno sguardo pensieroso – dimmi tutto…mentre facciamo quattro passi… – era la classica risposta, poi via nella notte, illuminata dai lampioni delle vie cittadine.
A passo lento, su marciapiedi vuoti, al freddo o al caldo a seconda delle stagioni, si stendevano passi e parole, in un tappeto di racconti, spiegazioni, costruzioni mentali, vissuti emotivi e ricerca di chissà che cosa, verità, soluzioni, pace. Le voci un po’ sommesse, a volte incerte, intervallate dal rumore delle suole sull’asfalto o da soste improvvise volte a prender pausa dai discorsi difficili, cambiando rapidamente tematica – Ricordi, qui ci abitava tizio…qua venivamo a fare quelle cose…là ci abitava il tuo primo amore… – parentesi sul problema che, atte più che altro a riprendere fiato, si interrompevano qualche minuto dopo – Riprendiamo… – la mente rinfrescata, la concentrazione nuovamente là dove doveva essere.
Momenti così, che si esaurivano tra discorsi che diventavano via via più seri, in ore notturne sempre più buie, durante le quali, percorrendo distanze alcoliche e chilometriche, analizzavamo il problema in questione e poi, centinaia di situazioni passate, finendo immancabilmente, verso le prime luci dell’alba, a parlare dei nostri dubbi esistenziali, della vita, della morte, del significato dell’esistenza.
Mi mancano certe passeggiate, sospese a mezz’aria in un tempo che non era tempo, in uno spazio infinito all’interno del quale ci spostavamo senza meta precisa, con la coscienza del solo passo successivo, in un sera e mattina che trotterellavano l’una a braccetto con l’altro, in barba alle ore che stavano nel mezzo e delle quali non percepivamo nemmeno lo scorrere. Mi mancano certe passeggiate, caro Mario, il mondo è parecchio, parecchio più noioso, da quando non ci sei più tu nei paraggi.