Così mi succede di perdermi, nel sabato pomeriggio che si stende alla sera, qualche pensiero, respiri che si infrangono nel vuoto intorno a me, poco sole, un po’ di freddo come a ricordarmi che l’inverno è sempre una realtà, cibo sparso sul tavolino di fianco al divano, musica jazz in sottofondo, colonna sonora essenziale per un’esistenza tranquilla.

Il fine settimana mi uccide psicologicamente, i neuroni si affaticano al minimo sforzo, mi sento perso, la memoria schiaccia il mio vissuto presente, trascinandomi in passati lontani. Violenza mentale, violenza del cuore, battiti che aumentano, tristezza, rimpianti che non riesco a perdonarmi, azioni che non posso perdonare.

Strani rumori rimbombano nella mia testa, chiudo gli occhi, il buio mi invade, visioni assurde, a tratti psichedeliche, prendono forma a poco a poco. Vago disperso altrove, esploro altre terre, visito mondi a me sconosciuti, mi trovo a chilometri di distanza dal mio divano, il suono del sax di John Coltrane quasi scompare, tanto mi sembra lontano da me.

Nel mio strano fluttuare, le tempie che pulsano, una sensazione bizzarra di calore all’interno dei palmi delle mani, osservo la mia nuova realtà, un grande mare nero che si allunga lontano all’orizzonte, un cielo buio, stellato, come mai ho visto in vita mia, sopra di me. Mi sento tranquillo, perso nel mio delirio mentale, immerso nel mio strano volo, ritrovo pensieri gentili, dimentico verità scomode, dolori e ricordi negativi.

Improvvisamente, il pensiero di te mi invade, annientando tutto il resto. Il battito del cuore aumenta, il panico mi prende alla gola, non respiro bene, soffoco, perdo il controllo del mio corpo e quasi contemporaneamente cado giù verso quel mare nero. Una strana inquietudine, che aumenta in funzione del mio avvicinarmi all’acqua, mi avvolge, e quando mi immergo completamente in essa, apro gli occhi e mi ritrovo nel mio salone, la testa dolorante, il corpo che risponde nuovamente ai miei voleri, Coltrane che fraseggia con Davis durante l’esecuzione di so what. Sorrido – So what? – penso, scuotendo la testa.

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