Così, in questo lunedì nebbioso, apprendo che la moglie del mio macellaio è morta e le piastrelle rosso sangue della bottega, le lame lucide dei coltelli, i brandelli di carne spezzata e tagliata in modi diversi, ben ordinata all’interno della grande vetrina, posta tra me e quell’omone grande e grosso, che oggi mi appare piccolo e avvizzito come le quaglie esposte alla vendita, mi inquietano più del solito.
Fa un freddo strano all’interno della macelleria, più pungente di quello percepito all’esterno, per le vie silenziose, vuote e nebbiose del mio quartiere, più glaciale di quello che percepisco solitamente, quando vengo nella bottega di Michel per comprare la dose settimanale di carne.
La morte sembra aver schizzato la sua triste essenza ovunque, tra le maglie di ferro del grembiule di Michel, nello stucco bianco che determina la separazione tra le singole piastrelle, nel luccicare dei ganci ai quali vengono appese le bestie per esser dissanguate, nelle orbite vuote dei conigli scuoiati, nelle bacinelle piene di fegati e interiora, nello sguardo perso nel vuoto del cinghiale, testa appesa a una colonna, trofeo di caccia, due cartucce legate a uno spago che pende da uno dei suoi canini.
Michel prepara quello che gli chiedo, parla della moglie con una signora seduta su una delle sedie impagliate vicino alla porta d’ingresso, una mascherina a coprire l’anziano viso, un foulard nero a nascondere i capelli ingrigiti dal tempo e un abito scuro, sicuramente la madre, di origine italiana, della quale spesso mi ha parlato, lo capisco dall’accento che nonostante l’età, e i numerosi anni passati oltralpe, è ancora molto marcato.
Ascolto in silenzio, Michel parla, gli occhi lucidi, utilizza il coltello con attenzione, la mano che stringe il manico leggermente tremante. Ogni tanto si ferma, guarda la donna, muove le mani, allarga le braccia, si stringe nelle spalle. Racconta della sua vita di marito, episodi vicini e lontani, felicità, vacanze, litigi, rimorsi, discussioni e poi pace, amore e cose belle, mentre avvolge nella carta gialla quello che ho ordinato. Pacchetti impeccabili, ben ripiegati, che impila l’uno sull’altro sul bancone di vetro. Prendo tutto, pago, saluto con discrezione porgendo le mie condoglianze, esco, respiro. Gli incontri con la morte, o con le vite accarezzate da essa, mi mettono sempre un po’ in soggezione.