Domenica…cucinare con Rossini…

Domeniche di ozio, di pollo arrosto con verdure, di pioggia e vento, domeniche d’inverno e consolazioni culinarie, con la casa che profuma di buono ogni volta che apro lo sportello del forno. Nessun pensiero particolarmente importante attraversa in questo momento la mia mente. Non ho guardato le notizie sui giornali, non mi sono nemmeno connesso ad internet, in compenso sto ascoltando Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, la “c” in più se volte, aggiungetela voi, edizioni Dg, versione scaligera di Claudio Abbado per la regia di Ponnelle, un classico. 

Cucinare ed ascoltare il famoso compositore Pesarese è ovviamente un connubio perfetto, questo perché Rossini, oltre ad essere uno dei più celebri e geniali operisti della storia, è stato anche un cuoco sopraffino. 

Molte ricette prendono il suo nome, sia in Italia, suo paese d’origine, che in Francia, dove passò gran parte della sua vita, acrobazie culinarie ben lontane dal mio misero pollo arrosto, ricette che prevedevano spessissimo l’utilizzo dei tartufi, che lui amava particolarmente e che definiva “il Mozart dei funghi”, talvolta quello del fois gras. Giusto per ricordarne un paio: la scaloppa di animelle con scaglie di tartufo e il tournedous Rossini. 

Numerosi sono gli aneddoti che raccontano di Rossini e la cucina, come il suo incontro con Wagner a Parigi, durante il quale abbandonò numerose volte il suo ospite a tavola da solo, per occuparsi personalmente di un capriolo che rosolava nel camino e che richiedeva di esser innaffiato frequentemente con del vino rosso.

Amico di Marie-Antonin Carême, uno dei più grandi cuochi della storia, a lui raccontò: Ho pianto solo tre volte nella mia vita, quando hanno fischiato la mia prima opera, quando sentii suonare per la prima volta Paganini e quando durante una gita in barca sul fiume, un tacchino farcito di tartufi cadde in acqua.

Com’è noto, Rossini uscì dalla scena melodrammatica appena trentasettenne. A chi gli chiedesse perché avesse smesso di scrivere rispondeva: Sto cercando motivi, ma mi vengono in mente solo pasticci, tartufi e cose simili

Bene, il mio pollo è pronto e mi metto a tavola, ma vi lascio con una chicca che Rossini amava ripetere frequentemente: Non conosco un’occupazione migliore del mangiare… L’appetito è per lo stomaco quello che l’amore è per il cuore. Lo stomaco è il direttore che dirige la grande orchestra delle nostre passioni. Lo stomaco vuoto rappresenta il fagotto o il piccolo flauto in cui brontola il malcontento o guaisce l’invidia; al contrario lo stomaco pieno è il triangolo del piacere oppure i cembali della gioia. Quanto all’amore, lo considero la prima donna per eccellenza, la diva che canta nel cervello cavatine di cui l’orecchio s’inebria ed il cuore viene rapito. Mangiare e amare, cantare e digerire: questi sono in verità i quattro atti di questa opera buffa che si chiama vita e che svanisce come la schiuma d’una bottiglia di champagne. Chi la lascia fuggire senza averne goduto, è un pazzo.

Buona domenica!

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