Scivolo così, dalle lenzuola alla vita, sonno e veglia alternati, con interruzioni oniriche improvvise, che si presentano a qualsiasi ora del giorno o della notte. Scivolo così, il pigiama nero, diventa jeans e camicia, le ciabatte si trasformano in scarpe. Prendo un caffè, esco di casa. È un mondo frammentario quello che mi circonda, ma il mio cervello, milioni di neuroni interconnessi tra di loro, me ne restituisce una visione ben strutturata, continua, logica, incredibilmente convincente. Da studioso del sistema nervoso quale sono, oramai da più di dieci anni, resto sempre affascinato da tutto questo e non posso fare a meno di chiedermi che cosa ci sia veramente al di là dei miei sensi.
Connessi al nostro cervello, come siamo, lo strumento che più utilizziamo durante questa vita, diventa esso stesso la nostra prigione. Ce ne rendiamo conto, di questa cella all’interno della quale siamo rinchiusi, quando siamo vittima per esempio di una malattia neurologica improvvisa; un po’ meno nella vita di tutti i giorni, quando siamo, diciamo, anche se questo termine non sarebbe proprio corretto, sani.
Il nostro cervello si occupa di tutto, analizza le informazioni fisiche che attivano i nostri cinque sensi, le mette insieme per far sì, che si crei una percezione completa del mondo all’interno del quale ci muoviamo, allo stesso tempo: memorizza, quantifica il tempo, attribuisce significati, prevede situazioni a breve e lungo termine, pianifica, elabora e fa miliardi di altre cose, controllando incessantemente il nostro stato corporeo. Tutto ciò ci appare normale, addirittura banale, ma fermandosi un attimo e riflettendo sulla cosa, possiamo accorgerci invece di quanto incredibile e speciale sia questo agglomerato di cellule, anche se a dircelo non sono gli Angela, padre e figlio, o qualsiasi altro divulgatore scientifico.
Il compito delle Neuroscienze, in questo ultimo secolo, è stato soprattutto quello di comprendere come fa, il nostro cervello, a fare tutto questo, e ovviamente di identificare quali sono i meccanismi che ci permettono di percepire, di pensare, di produrre idee, di parlare, di memorizzare, di muoverci, perfino di sentire la necessità, apparentemente tutta umana, di credere in qualcosa, in un Dio, per esempio.
Ovviamente il risultato di questo modo di vedere le cose, è che se attribuiamo tutta la nostra vita mentale alle capacità intrinseche del nostro hardware, e qualsiasi cosa viene vista come il risultato delle operazioni messe in atto dalle nostre connessioni neurali, sfumano tutta una serie di credenze mistico-religiose, ma anche filosofiche, per non dire psicologiche, che da secoli accompagnano la vita dell’uomo.
Ovviamente, di riflesso, se il nostro cervello fa veramente tutto ciò e si è sviluppato in questo modo, magari proprio per permetterci una migliore adattabilità all’universo che abitiamo, il mistero attorno alle credenze mistico-religiose, filosofiche, psicologiche di cui sopra, si infittisce ancora di più.
Ecco, pensavo a tutto questo, nel tragitto tra la porta di casa e la mia auto, mentre osservavo il mondo, esploravo le mie idee, mi muovevo, afferravo le chiavi dell’auto, la aprivo e mettevo in moto, mentre milioni di persone su questo pianeta, ferme nelle loro convinzioni, son sicure di saper tutto, di tutto. Ma quando arriva la primavera?