Mi chiedi dove sei e non so cosa risponderti, un po’ ovunque e da nessuna parte, mi verrebbe da dire, ma che senso ha, se a non trovarti sei tu? Roulette che gira senza fermarsi, sorteggi smarriti in sacchetti di velluto rosso, numeri, numeri, numeri e poi, il niente, tappeto verde, scommesse mancate, puntate smarrite nella paura di perdere, fiche che resta, solitaria, nella tasca sinistra dei pantaloni, nella destra un cellulare che suona, il tuo numero sul display, non rispondi.
Scene così, vecchie storie, momenti persi chissà dove, novecento oramai sfumato in passati presenti solo nella tua memoria, mentre lontani, silenziosi cacciatori indiani, archi e frecce alla mano, battono sentieri invisibili ai tuoi occhi, cane rabbioso che abbaia al tuo passaggio, e tu che, intrappolata tra rovi e spine alla ricerca di una risposta alla domanda delle domande, concedi lembi della tua pelle e gocce di sangue a un nero e tetro sottobosco.
Situazioni costruite da te, notte senza luna, ombre lunghe che si staccano dal muro bianco, la fiamma della candela accesa che vibra, spifferi nascosti chissà dove, correnti gelide che ti sfiorano, venti lontani che soffiano notizie sconnesse, indizi su di te, sulla tua esistenza, ma niente sul dove sei, perduta tra domani e ieri antichi, dispersi nel tempo e nello spazio, bussola impazzita, banderuole che ruotano senza fermarsi, e lontano, stelle morte milioni di anni fa, che lentamente si spengono nell’eternità del buio universale.
Il lampadario in cristallo tintinna, suono sordo, dondolare angosciante accompagnato da musiche sinistre, da tetri scricchiolii, rumore di passi, spiriti di viaggiatori antichi che giungono al tuo cospetto, venditori, illusionisti, maghi, anime perse chissà dove, che vengono a raccontarti di te, ma niente scopri di nuovo, caduta in un gorgo, sospesa su un baratro, risucchiata in chissà quale tromba d’aria, sei volata via, in un altrove troppo lontano da ciò che eri.
Mi chiedi dove sei e risposta non ho, se non il classico adagio: un po’ ovunque e da nessuna parte, in un respiro, in un gesto, in un odore, senza spazio né tempo, distrutta in un pugno che ti ha stretta troppo forte e che poi ha lanciato i tuoi frammenti lontano, tra stelle morte milioni di anni fa, che spente viaggiano senza meta, nell’eternità del buio universale.