Mi sveglio, scendo dal letto a fatica, davanti a me si apre un altro venerdì – esiste prospettiva peggiore? – mi chiedo scuotendo la testa. Un corvo che gracchia sul davanzale della finestra, attira la mia attenzione, sembra chiedermi qualcosa, magari di entrare, e mi guarda, dal profondo dei suoi occhi neri – chissà come mi vede… – penso, grattandomi la testa, sapore amaro in bocca, dolore alla spalla destra. 

Eppure c’è sintonia tra me, lui e l’universo, per un breve istante, posso addirittura percepirla nitidamente, poi l’animale vola via ed io resto solo, come un ebete, ad osservare il cielo oltre la finestra, la mano sinistra a massaggiarmi la spalla dolorante.

Venerdì strani, come questo, pensieri grigi che sfumano nell’alcool bevuto ieri sera, mentre disteso sul divano, lavoravo ad un altro racconto, un disco dei Led Zeppelin a farmi da colonna sonora, un sacco di idee da rendere reali, carta e penna alla mano, e poi, la notte che rapidamente si è trasformata in mattina, appena il tempo di dormire un paio di ore, sonno interrotto qualche minuto fa, forse, proprio per colpa del corvo, venuto a gracchiare davanti la mia finestra.

Venerdì assurdi, il caffè finito, nessuna voglia di uscire a far la spesa, le tempie che martellano, la sensazione che qualcosa non stia andando come dovrebbe, dissonanze percettive, inquietudine, bisogno di far chiarezza, ordine, pulizia, bisogno di lasciare andare tutto e fuggire, altrove, verso nuove avventure, la sveglia che improvvisamente si mette a suonare, interrompendo così il corso dei miei pensieri.

Pongo fine a quello sterile suono, la casa torna nel silenzio, mi sposto in cucina, un passo dopo l’altro, il freddo delle mattonelle contro i piedi nudi – devo comprare qualche tappeto in più… – penso, mentre apro il rubinetto del lavello, lascio scorrere un po’ d’acqua, mi piego, bevo, infilo completamente la testa sotto il getto freddo, i capelli lunghi che si bagnano, freschezza che avvolge il mio corpo, il dolore che si allevia.

Il miagolio del gatto dei vicini, seduto davanti alla porta finestra, attrae improvvisamente la mia attenzione, così sollevo la testa, chiudo il rubinetto, l’acqua cola giù dai capelli, bagna le mie spalle, il mio petto. Sorrido, apro, lui entra, lo accarezzo per qualche minuto, dopodiché come fosse a casa propria, va ad acciambellarsi sul divano, io mi dirigo verso la doccia, eppure, c’è sintonia tra me, lui e l’universo.

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